Presi singolarmente, i vari aspetti del film di José Manuel Cravioto, Reversal – La fuga è solo l’inizio non sono niente male. La pellicola si colloca nel sottogenere horror “Rape & Revenge”, ma il rapimento si esaurisce già nei primi cinque minuti di film. C’è un uomo, non inquadrato inizialmente, che torna a casa, una di quelle case sperdute negli States che manco la NASA ti può trovare; posa la spesa, prepara una bella zuppa, mette il tutto in un vassoio e lo porta di sotto, in una stanza putrida, sporca, che già solo a guardarla manderebbe in iperventilazione un ipocondriaco. C’è una ragazza, distesa su un materazzo, incatenata alle caviglie, mezza nuda, sporca, ferita. E’ la vittima in questione, la rapita. Che però è sveglia, cosciente, e si libera subito. Ma una volta incatenato il suo carceriere, invece di fuggire, scopre un’atroce verità, e la fuga, sarà solo uno dei problemi ancora pià grandi che dovrà affrontare. Un horror dunque con la rapita di turno che scappa già dopo cinque minuti, una novità se vogliamo, e già sembrava partire bene questo film.
Movimenti di macchina molto veloci, ritmo sempre alto, a volte anche troppo, E poi c’è lei, Tina Ivlev, che sicuramente è la cosa meglio riuscita del film, ha il giusto sguardo da povera vittima a crudele carnefice, anche se deve ancora affinare questa seconda parte. Per la parte del cattivone, del carcerario, c’è quel Richard Tyson, che molti di voi ricorderanno nella parte del sempre cattivone in “Un poliziotto alle elementari”. Credibile come cattivo quindi in questo “Reversal” ? Si, ma non per chi come me se lo ricorda in quel film datato 1990.
Non male il finale, vengono fuori delle sottotrame durante la storia che prima intuiamo e poi arriviamo a capire nella parte finale.
E non mancano nemmeno i vari temi all’interno della pellicola, che però, ( e qui passiamo alle note dolenti del film), sono un po’ messi li alla rinfusa senza avere tutto lo spazio, e di conseguenza l’importanza che forse meritavano. Dapprima il tema della vendetta, che dovrebbe essere quello centrale del lungometraggio : si c’è , si si vede, ma non è così spinto come in certi “Rape & Revenge” del passato come i più quotati “Non violentate Jennifer” ( 1978 ) o “L’ultima casa a sinistra” (1972) .
C’è quel velato (nemmeno tanto) tema della violenza sulle donne, del limite tra l’essere vittima o carnefice, anche questi messi li e non molto approfonditi. E poi di domande, durante la visione del film, ce ne facciamo più di una, ma molte di esse, rimarranno senza risposta, o per lo meno senza una risposta certa. Ed allora? Come si può giudicare questo “Reversal” ? Sicuramente non un qualcosa che urla al nuovo , alla sorpresa, al capolavoro.
Non possiamo certo dire che è uno schifo di film, quelli che proprio non andrebbero nemmeno scaricati o visti in streaming, però non possiamo dire che sia un film che ogni amante del’horror debba correre a vedere al cinema. No, perchè l’input buono c’è, alcune scelte fatte da Cravioto sono buone, ma servono soltanto a portare lo spettatore alla fine della pellicola senza essere così deluso da ciò che ha visto da richiedere in dietro i soldi del biglietto. Un film che si fa guardare anche perchè non arriva nemmeno all’ora e mezza, ma di cui, qualche giorno dopo, non ci ricorderemo neanche più di tanto. Una nota di merito però va alla protagonista Tina Ivlev, davvero brava, e che speriamo di rivedere sempre in questo genere di film, magari con il lato da carnefice ancora un po’ più sviluppato.
Un buon b-movie insomma, ma purtroppo, niente di più.