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Neoclassicismo: SPECTRE

Craig

M (Judi Dench) prima di morire ha dato un ultimo ordine a Bond, ossia quello di uccidere Marco Sciarra e di presentarsi al suo funerale. L’agente segreto non ha bisogno di dettagli per mettersi subito in missione contro tutto e tutti. Si imbatterà nella SPECTRE, misteriosa organizzazione criminale e tentacolare.

L’opinione di GianDrewe

Replicare il successo di critica e pubblico avuto in “Skyfall” era impossibile, e in questo “Spectre” si sceglie di richiamare il passato come stile, ma anche come riferimenti. Sicuramente questo ultimo episodio è il più realistico con il granitico Daniel Craig, ma anche il più ironico. British humour a non finire spesso penalizzato dalla traduzione italiana (ho saputo di un cunt tradotto in carica)!

Sam Mendes si conferma perfetto regista per Bond visto che dà tutta la classe, eleganza, autorialità a questa spia. La scena iniziale è grandiosa, di grande impatto e il film prosegue con un ottimo ritmo per quasi un’ora. A un certo punto, però, arriviamo a un punto di stasi. Il brodo viene allungato in diverse scene con sequenze belle da vedere, ma vuote. Sembra di sfogliare un numero del National Geographic. La cosa si fa interessante a livello di storia con il ritorno di Waltz nella seconda parte.

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Anche se spesso i risvolti fanno storcere il naso, a una quarantina di minuti alla fine “Spectre” ricomincia a diventare interessante, coinvolgente quasi come l’inizio. Peccato in mezzo ci sia stata un’ora buona di noia, non aiutata dalle buone performance di attori e attrici.

Parliamo del cast: se Daniel Craig, ormai, sembra stanco come il suo Bond, troviamo assolutamente simpatico e perfetto il Mr. Hinx di Bautista, un “duro a morire” di pochissime parole che strizza l’occhio allo scagnozzo chiamato Squalo in “La spia che mi amava”. Da non trascurare il fatto che in quel film all’inizio il villain doveva essere proprio Ernst Stavro Blofeld, lo stesso di questo capitolo interpretato da Christoph Waltz. Basta inquadrare il gatto per capire che dopo pochi minuti si avrà il celebre cattivone sfigurato. Se l’attore austriaco doppio Premio Oscar ormai è destinato a interpretare ruoli da cattivo, anche se lo fa meravigliosamente, Léa Seydoux è perfetta nei panni della Bond Girl. Una pupa atipica visto che non è una spia, ma una donna intelligente dal sangue freddo. Forse è per questo che colpisce tanto Bond? Sicuramente si è voluto chiudere il ciclo Craig con un personaggio che richiama la Vesper di Eva Green, morta in “Casinò Royale”. Un ruolo che rende giustizia al grande talento della Seydoux. Diamo a Cesare quel che è di Cesare: la Bellucci è meravigliosa e brava nella sua breve apparizione, ma purtroppo è totalmente incapace di doppiarsi.

L'affascinante Léa Seydoux
L’affascinante Léa Seydoux

I comprimari tengono testa alla grande visto che sono gli eccellenti Ralph Fiennes, Ben Whishaw (impossibile non amare il suo Q), Rory Kinnear (visto nelle due stagioni di “Penny Dreadful” nei panni della Creatura di Frankenstein) e Naomie Harris. Andrew Scott fa benissimo qualcosa che ha già fatto. Purtroppo si sente la mancanza di un personaggio forte come la M della meravigliosa Judi Dench.

“Spectre” sfida i cliché, ma non risulta indimenticabile. Peccato! Mai scelta canzone più noiosa per un film di Bond. Per carità, bel pezzo e Sam Smith è bravo, ma tutti i temi della serie sono stati avvolgenti, carichi…questo rende i titoli di testa interminabili e più che l’eleganza e sensualità sembra richiamare il lamento di un gatto lasciato senza cibo e coccole. Noia.

Concludendo, “Spectre” è un bel film che, anche se ha un’ottima partenza e un buonissimo arrivo, annoia nel mezzo. Peccato.

 

L’opinione di Dr.Gabe 

L’ultimo Bond aspira a chiudere un cerchio (forse quello del ciclo Craig), presentandoci la Nemesi definitiva di 007, la figura dietro ogni suo altro dolore e nemico, nonchè villain d’eccellenza della serie.

In tutto questo, Mendes si impegna a livello di location, incantandoci dal Messico, lungo un affascinante prologo nel Giorno dei Morti, passando per Italia, Londra, Austria, Marocco. Sono di livello anche le scene action: l’inseguimento terra-aria è notevole, così come le sberle che si danno Bond e Bautista.

Eppure SPECTRE -è un acronimo, non una questione di arroganza- ci mette davanti a una domanda scomoda per Bond, riproponendola più volte lungo il film: così come viene messa in discussione la ragion d’essere di un agente 00 con licenza di uccidere, in un mondo dove è l’informazione a farla da padrona (cosa rimarcata più volte in SPECTRE ma anche nel passato Skyfall), quanto una figura come Bond può essere ‘aggiornata’, resa moderna?

Sempre se possibile. Nell’abbracciare un ritorno al classico spinto, tra villain storici con tanto di quasi immancabile sfregio fisico, scagnozzi pari a boss di fine livello e persino uno spazietto per la classica Aston Martin, si sente la mancanza del Bond/Craig rozzo, sporco in quanto alle prime armi, perennemente malconcio di Casino Royale o del breakdown emotivo di Skyfall. Certo, di momenti destabilizzanti per Bond in SPECTRE non ne mancherebbero, ma Craig, forse per stanchezza, forse per abbracciare il Bond maturo, mantiene costantemente l’espressione monolitica di chi ha tutto sotto controllo e può stendere un elicottero con una scacciacani.

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Bautista non esce mai dal ring

Ne resta quindi un bell’esercizio di stile, a tratti coinvolgente, ma che poco lascia allo spettatore. Forse lo splendido Seamaster visto nel film dice qualcosa di più su Bond di un semplice gadget o product placement: innegabilmente bello e sempre di classe, ma forse non sufficiente a emozionare i più, o a restare funzionale.