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Napoleon (2023) – La Recensione

Prima di Napoleon, prima de Il Gladiatore, prim’ancora di Thelma & Louise, Blade Runner e di Alien, nel 1977 il quarantenne Ridley Scott, realizza il suo film d’esordio, tratto da un romanzo di Joseph Conrad, parliamo de I Duellanti, capolavoro d’ispirazione kubrickiana (per sua stessa ammissione) con Harvey Keitel e Keith Carradine. Storia di un duello senza fine che ebbe inizio guarda caso proprio nell’anno in cui Napoleone prese il potere in Francia. Un confronto/scontro reiterato, fatto di sfide e altre sfide ancora, col tempo che passa e i corpi che cambiano, metafora dell’insensatezza e dell’indole violenta dell’animo umano.

46 anni dopo il regista di South Shields, firma un nuovo imponente kolossal sulla folle ambizione dell’uomo: Napoleon. Proprio quel progetto che la vita ha sottratto a Stanley Kubrick.

Ridley Scott punta molto sulla spettacolarità delle epiche vicende militari, non poteva essere diversamente dal regista di pellicola come Le Crociate e Exodus – Dei e re e ovviamente Il Gladiatore sempre con Joaquin Phoenix, 23 anni fa.

Quindi esteticamente un film bello, grazie anche al fidato Dariusz Wolski.

Ma anche una pellicola molto forte, d’impatto quasi ostentatorio, tra mutilazioni di uomini e cavalli. Le battaglie sono in effetti molto splatter, granguignolesche e spietate.

Ma l’asse narrativo principale (e la ragion d’essere) di questo film non è quello del grande condottiero, dell’imperatore, anzi la sceneggiatura di David Scarpa (Tutti i soldi del mondo) tende a disinnescare il mito in favore dell’uomo.

Ed ecco che Napoleon diventa così un ritratto umano, a volte goffo e bizzarro del Bonaparte dietro le quinte, quello follemente innamorato di Giuseppina.

Il ruolo di Joséphine de Beauharnais era stato affidato in prima battuta a Jodie Comer che aveva già lavorato con Ridley Scott in The Last Duel e dopo il suo no, a Vanessa Kirby, già apprezzata nel ruolo della Principessa Margaret in The Crown, la cui bellezza aliena in questo film, soprattutto nella prima parte ricorda quella di Daryl Hannah in Blade Runner, forse il più grande capolavoro di Ridley Scott.

Joaquin Phoenix è come sempre all’altezza delle aspettative, forse gigioneggia un po’ troppo, che faccia, Johnny Cash, Gesù, Joker è sempre il personaggio ad avvicinarsi a lui e non il contrario.

Napoleone perde la “statura” del grande imperatore per diventare il Napoleone di Joaquin Phoenix, con le solite smorfie, le sue risatine tipiche dell’attore. A tratti caricaturale, un ritratto beffardo e grottesco di un piccolo/grande uomo dall’ego smisurato che ha sacrificato migliaia di soldati nel nome della Francia, dell’esercito e di Giuseppina. Epitaffio di questo anomalo, umano e in quanto tale imperfetto biopic.

Quanto alle polemiche sulle inesattezze storiche, è fin troppo facile essere d’accordo col regista: la storia si studia sui libri di scuola, il cinema è arte e l’arte è la visione di un artista.