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Malcom & Marie – il gioco al massacro di Sam Levinson

Malcom & Marie

Malcom e Marie sono una giovane coppia, tornano a casa in tarda sera. Lui è un regista di cinema, è letteralmente euforico perché la prima del suo film è stata un successo strepitoso. A lei invece girano le scatole, anche parecchio. Lui chiede cosa non va, lei glissa. Ma lo fa in quel classico modo in cui rende ancora più evidente la cosa. Al secondo “che hai?” di Malcom, Marie vuota il sacco: è offesa perché durante la presentazione Malcom si è scordata di ringraziarla. Ha ringraziato circa 110 persone, tutti quanti, tranne che lei. Sarà l’inizio di un gioco al massacro verbale in cui i due si vomiteranno addosso di tutto e di più.

Un innesto semplice, per esplorare dinamiche universali di coppia che diventa pretesto per una riflessione più ampia ed alta sul linguaggio del cinema e l’arte in generale.

Scrivere un film di soli dialoghi non è mai facile, è una scelta accattivante e sicuramente coraggiosa. Sam Levinson (l’autore dietro alla serie Euphoria) raccoglie la sfida, costruisce un film esclusivamente intorno ai due protagonisti, li rinchiude per tutta la durata in un unico spazio facendoli recitare in tempo reale. Ma il risultato è riuscito solo a metà.

In Malcom & Marie, tutto è fin da subito svelato ed urlato, non c’è niente di non detto. Levinson ha fretta di andare subito al sodo, dona i personaggi di una sincerità disarmante obbligandoli, ogni qual volta a dire quello che pensano, del perché hanno detto quella cosa o del perché si sono comportati in quel modo, nessun sotto testo dunque, nessun mistero. Ogni volta che sta per esplodere una bomba, Levinson decide subito di sciogliere tutta la tensione accumulata, ripetutamente, in un sali e scendi che dà il ritmo a tutto il film. È un peccato.

Malcom & Marie

Malcom & Marie è un film studiato per mettere in mostra i suoi attori e in questo ci riesce benissimo. John David Washington e Zendaya sono bravissimi e bellissimi, riempiono lo spazio, si nutrono dei loro personaggi, ne trasmettono la sensualità oltre lo schermo, fanno loro le scene madri. Danno tutto loro stessi in un’opera che vuole essere lo specchio della realtà.

Rifacendosi direttamente al cinema di Cassavetes e a quello francese della Nouvelle Vague, del film intellettuale e profondamente indipendente Malcom & Marie ha tutto, troppo. Dalla fotografia laccata, all’evocativo bianco e nero, girato in pellicola da 35 mm. L’eleganza non manca di certo, ma è tutto troppo artificioso, patinato e studiato a tavolino. Un mero esercizio stilistico e manieristico.

Malcom & Marie

Malcom & Marie vuole essere un film raffinato, elegante, pieno di dialoghi di grande riflessione in cui vengono citati registi e film di spessore (addirittura nel momento di massima masturbazione intellettuale, viene citata La Battaglia di Algeri di Pontecorvo), il fatto è che molte volte rimane tutto nella testa del regista che non  sempre riesce ad empatizzare con lo spettatore. Succede, non è un dramma.

Usando le stesse parole di Malcom: un film per essere bello non deve avere per forza un messaggio, deve avere cuore, elettricità, deve essere autentico. È vero, cazzo se non è vero. Il problema è che scava scava rimane tutto in superficie e di autentico c’è poco. In una storia come quella di Malcolm & Marie, lo spettatore deve percepire che c’è in gioco qualcosa di più, deve comprendere l’importanza del sotto testo della storia. Altrimenti, è solo osservare un’opera stilisticamente perfetta (e ruffiana) interpretata da due grandi attori. Attingendo ancora alle parole di Malcom: rischia di essere un puro solipsismo autoriale. Ed è un grande peccato.

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Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.