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L’uomo del labirinto, catturati nell’ambiziosa tana del coniglio – La recensione

Samantha viene rapita sulla via di scuola. Quindici anni dopo si ritrova in ospedale sotto shock col Dottor Green che l’aiuta a ricordare addentrandosi nella mente della ragazza, un labirinto dal quale sembra impossibile uscirne. Chi sarà questo rapitore con la maschera da coniglio? Quesito che si domanda anche Bruno Genko, un investigatore privato che non ha molto tempo per risolvere il caso visto che è destinato a morire entro poche ore.

E’ uscito nelle sale italiane “L’uomo del labirinto”, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Donato Carrisi, che qui firma la sua seconda regia dopo il suo debutto con “La ragazza nella nebbia”. Sì, l’autore si cimenta come regista e per essere poco più che debuttante fa un lavoro audace, di ottimo livello, da non perdere.

Chi sarà Bunny?
Lo spettatore per più di due ore si trova catturato nel labirinto e cerca una via d’uscita tra colpi di scena veramente inaspettati e un ritmo serrato al cardiopalma con sequenze inquietanti.

Sì, il film non annoia mai anche se Carrisi, col fatto che sceglie di puntare in alto, rischia di bruciarsi più volte: in qualche momento, specialmente nella prima parte, c’è un calo di ritmo e qualche sequenza che risulta più esercizio di stile che necessaria alla vicenda. Forse dieci minuti in meno avrebbero giovato al film.

Tolto questo, “L’uomo del labirinto” è un prodotto italiano che non scompare vicino a thriller hollywoodiani. Esteticamente più che ottimo, Donato Carrisi si ispira ai grandi Maestri del genere come Kubrick, Fincher e a cult mainstream come Saw – L’enigmista, ma riesce a non essere copia di loro. Sicuramente un prodotto solido, convincente che potrebbe diventare un cult.

Valentina Bellè in trouble
E’ di questa linfa che ha bisogno il cinema italiano contemporaneo: cinema che ambisce e che ha le armi per farlo.

Splendida la fotografia cupa e pastosa di Federico Masiero, ottima la colonna sonora di Vito Lo Re e solido il doppio lavoro di Carrisi come regista e sceneggiatore, anche se la sceneggiatura rischia di diventare caotica con i troppi plot twist e intrecci. “L’uomo del labirinto” è veramente bello da vedere e finalmente troviamo dei colpi di scena che non ci aspettiamo. I tasselli piano piano si riuniscono e, dopo una confusione interna nel cercare di incastrare tutto, si forma un bellissimo mosaico.

Dustin Hoffman torna a interpretare un grande personaggio ed è ciliegina sulla torta di un cast ottimo. Impeccabile Toni Servillo, intensa e carismatica la sempre più brava Valentina Bellè destinata a diventare uno dei volti del cinema italiano. Degni di nota anche i comprimari Vinicio Marchioni e Filippo Dini.

Toni Servillo è Bruno Genko
“L’uomo del labirinto” è un film imperfetto, ma va visto e apprezzato proprio per il fatto di essere di ottimo livello anche coi suoi difetti, un thriller investigativo al cardiopalma che ti cattura e ti lascia solo alla fine, ma sono sicuro che vi troverete a mettere insieme i tasselli anche sulla via del ritorno verso casa.

Viva il cinema italiano che osa e viva Donato Carrisi col suo “L’uomo del labirinto”.