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Lovely Boy (2021)

La prima volta che ho sentito parlare di Lovely Boy, vedendo qualche spezzone su Sky (la piattaforma di produzione) ho pensato al classico prodotto in stile fiction italiana, dove stavolta ad essere preso in esame sarebbe stato il fenomeno della Trap, anche se già allora in fase calante. Mi sono dovuta ricredere.

La pellicola parla di Nic (Andrea Carpenzano), in arte Lovely Boy, un ragazzo cresciuto in una famiglia amorevole che con l’amico Borneo (Enrico Borello) crea un gruppo: gli XXG (che molto si rifanno alla Dark Polo Gang e a Sfera Ebbasta).
XXG
In breve tempo il gruppo si fa strada nella scena Trap romana, tra i concerti e proposte di etichette discografiche.
Tra i due membri sicuramente è Lovely Boy quello con più talento, che scrive i testi, ma è anche il più sensibile.
Andrea Carpenzano interpreta Nic
Chiuso in mezzo a questa morsa e trascinato dallo scorrere veloce degli eventi, Nic perde il controllo della sua vita.
Tanti auguri 🙂
Già precedentemente dedito all’uso di stupefacenti, cade in una spirale di grave dipendenza dalle più disparate sostanze.
A poco più di vent’anni è un tossico pericolosamente vicino alla totale autodistruzione.
Cominciano così i conflitti con Borneo e con la fidanzata (Ludovica Martino) a causa della sua continua assenza (sia fisica che mentale), dell’inaffidabilità, dell’arroganza, dell’egoismo e dell’egocentrismo.
La droga lo porta ad un totale distacco dalla realtà al punto da restare insensibile di fronte a qualunque situazione gli si presenti davanti.
Il logorio di quello stato lo porta a percepirsi come solo ed incompreso, trasformando (anche fisicamente) il suo nickname da Lovely Boy a Lonely Boy.
Lovely Boy diventa Lonely Boy

I genitori (messi alle strette dallo stato pietoso del giovane figlio) decidono di portarlo in un centro di riabilitazione sulle Dolomiti, dove si dovrà confrontare con sé stesso e con la vita.

Più precisamente, la vita dei drogati.

Nic affronta la riabilitazione

Francesco Lettieri, già conosciuto per i videoclip di Calcutta e di Liberato, dopo Ultras si cimenta qui nel suo secondo lungometraggio, mettendo in scena un dramma che, nonostante si possa non amare la Trap, risulta coinvolgente ed in qualche modo riesce a far comprendere almeno parzialmente quel mondo.

Lo stesso Nic, durante la riabilitazione, in un dialogo definirà i testi Trap come vacui: non siamo come il rap, quelli c’hanno contenuti, noi non ce li abbiamo, lo facciamo apposta.

Ed è tutto condensato in quella frase il malessere di un’intera generazione: il nulla totale, la mancanza di principi, un’esistenza che mira al denaro basata su cocaina, champagne e puttane, come canta la XXG.

Andrea Carpenzano (già memorabile ne La Terra Dell’Abbastanza, film d’esordio dei Fratelli D’Innocenzo), ci regala un’interpretazione di livello e riesce a trasmettere perfettamente l’atmosfera della Trap, l’euforia del successo, l’apatia della dipendenza e la difficoltà di un percorso di riabilitazione.

Interessanti a livello visivo gli intermezzi allucinati dei trip, alcuni dei quali strappano un mezzo sorriso in tutta quella tristezza.

Reperibile su Now tv.

Gea Gatti