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Lasciali parlare – La Recensione

Alice Hughes (Meryl Streep) è una scrittrice di successo, vincitrice del Premio Pulitzer e impegnata nella stesura del suo nuovo romanzo.

Grazie allo zelo della sua casa editoriale, l’autrice è stata persuasa ad affrontare un viaggio, su una lussuosa nave da crociera, da New York a Southampton, per ricevere un importante premio letterario in Inghilterra. Insieme a lei il nipote Tyler (Lucas Hedges) e due compagne del college e dei tempi che furono, Susan (Dianne Wiest) e Roberta (Candice Bergen). A loro si aggiunge di soppiatto anche Karen (Gemma Chan), l’agente di Alice in cerca di informazioni sul nuovo misterioso manoscritto di Alice nella speranza che possa essere magari il seguito di un vecchio romanzo del passato, molto amato dai lettori di Alice.

Steven Soderbergh non è mai stato un regista come gli altri, non si è mai accontentato di una comfort zone, di individuare e riproporre vezzi e stilemi di un cinema tutto suo, che fosse in qualche modo “soderberghiano”.

Piuttosto il regista di Atlanta ha sempre cercato in 32 anni di carriera, di usare il mezzo cinematografico per raccontare persone ancora prima di storie e lo ha fatto con spassosi buddy heist movie (la trilogia degli Ocean e La truffa dei Logan), indie movie (Sesso, bugie e videotape, Bubble), neo noir (L’inglese), disaster movie (Contagion), fantascienza tarkovskijana (Solaris) e potremmo anche andare avanti.

Questo suo ultimo Lasciali parlare (Let Them All Talk) non è meno spiazzante e originale dei precedenti. Pamphlet di libertà creativa, anarchia controllata e collaborazione collettiva tra autori e attori, la pellicola è stata girata su una nave da crociera di lusso, in soli 10 giorni. Gli attori venivano informati del punto A e del punto B della storia e di una specifica scena, il resto spettava a loro, improvvisare e dare vita alla sceneggiatura.

Io ho lavorato molto di più del solito”, spiega sempre Candice Bergen, “sapevo tutto della donna che dovevo interpretare. Ma ovviamente Meryl era ancora più preparata di me pure sul mio di personaggio. È semplicemente più intelligente di una persona normale”.

Un’opera jazz, improvvisata e geniale, che riesce ad affrontare tanti argomenti, come il confronto generazionale ed emozioni come il risentimento.

Un cinema da camera molto concettuale, non adatto a tutti i palati, ma esercizio di stile sopraffino quanto ad eleganza formale e performance recitative, soprattutto grazie a tre mostri sacri come la Streep, la Bergen e la Wiest.