La forza delle donne. La forza di fare gruppo. La forza nell’avere una visione più ampia, anche se troppo ampia, anche se troppo utopistica.
Questi sono solo alcuni dei messaggi che il film d’esordio delle sorelle Delphine e Muriel Coulin lanciano con il loro film 17 Ragazze.
Una storia tutta al femminile, con protagonista delle giovani adolescenti, che diventano donne presto.
Lasciamo a voi l’ardua sentenza di aggiungere un eventuale troppo o di commentare con un per fortuna.
17 Ragazze racconta la storia di come una giovane adolescente con una scelta più o meno consapevole cambia radicalmente la sua vita ed il suo futuro.
E di come la convinzione, più o meno sentita, della sua scelta ha su chi le sta intorno.
Le sorelle Coulin sfruttano molto bene una storia realmente accaduta in una cittadina del Massachuttes per toccare nuovamente ma in modo particolare un tema già affrontato in altre pellicole.
Una gravidanza arrivata in piena età adolescenziale, quando i sogni o i progetti di una ragazza sono, dovrebbero, potrebbero, essere altri.
Un’esperienza che può chiudere alcune porte (se la si vede in questo modo).
O che può aprirne altre (se la si vede in questo).
Tutto parte dalla protagonista della storia, la giovane e carismatica Camille (Louise Grinberg), che causa preservativo malfunzionante rimane incinta.
La ragazza, nonostante gli alti e bassi dovuti alla sua giovane età ed alla tempesta ormonale che la gravidanza comporta prende una decisione sul futuro suo e del bambino che sarà da esempio per le sue amiche.
Cosa che sconvolgerà non poco la routine della piccola cittadina e comunità dove le ragazze vivono.
Un fronte comune dunque.
Le registe Coulin danno un’immagine della donna attraverso Camille e le sue amiche come un soggetto forte.
Un soggetto che sa fare gruppo, sognare, a volte troppo magari.
E che è comunque disposto a portare a termine l’obiettivo che si è prefissato.
Nonostante tutto e tutti.
Nonostante preconcetti che il mondo, la società, la scuola e la famiglia ci hanno dato e che per queste entità devono rimanere tali.
Le regista lanciano questo messaggio.
Quello della lotta tra la voglia di libertà e affermazione delle ragazze e le catene che le tengono in un binario che altri hanno già predisposto per loro.
Il tutto lo si vede non solo nell’ interpretazione delle attrici.
Ma anche in alcuni particolari e metafore del film (i palazzoni della periferia contro la vastità del mare).
E questa voglia di libertà viene gridata alla francese, ovvero a modo.
Con lunghi silenzi, pochi dialoghi, molti primi piani sui volti delle giovani protagoniste.
Che sicuramente hanno scelto una via più o meno discutibile, più o meno vantaggiosa per poter raggiungere emancipazione e libertà, ma che per ottenere questo hanno innanzitutto agito.