“Non ho fatto altro che cavalcare la forza vitale di Joaquin Phoenix”. Con questa battuta un mostro sacro come Philip Seymour Hoffman si appresta a ritirare la Coppa Volpi come miglior attore vinta ex equo, proprio insieme a Joaquin, per le interpretazioni nel film The Master nel 2012. Ed è proprio con questa frase che si può riassumere la carriera cinematografica di Joaquin Phoenix, non un semplice attore ma una vera e propria forza della natura, capace di inondare di reale vitalità ed empatia ogni ruolo che interpreta.
Ma andiamo con ordine perché per capire il Phoenix attore e la sua psicologia non possiamo esimerci dal raccontare il Phoenix uomo e la sua biografia. Phoenix infatti è un attore che ha avuto una vita tanto assurda da sembrare essa stessa una sceneggiatura di un film. Joaquin Phoenix nasce nel il 28 Ottobre 1974, terzo di 5 fratelli, da una famiglia che ha cambiato nome da Bottom a Phoenix per indicare la rinascita, la necessità di rompere con il passato per rinascere dalle proprie ceneri. I genitori sono due hippie che dalla fine degli anni Sessanta in poi hanno deciso di dedicare la loro esistenza alla setta religiosa dei Bambini di Dio, una setta alquanto discutibile (non che esistano sette non discutibili eh) che pratica metodi a dir poco aberranti (sesso libero con minori, orge con gli stessi ed altre cose così). Fatto sta che tutta la famiglia Bottom passa anni viaggiando in lungo ed in largo da nomade per il Sud America portando avanti questa opera di evangelizzazione fino a quando finalmente rinsaviscono e fanno ritorno negli Stati Uniti cambiando il nome in Phoenix.
La vita a Los Angeles non è facile, senza un soldo Joaquin e suo fratello maggiore River sono costretti a fare gli artisti di strada per racimolare qualcosa ed aiutare così fattivamente la propria famiglia. La storia cambia quando la madre comincia a lavorare come segretaria per la NBC. I due vengono notati da un agente che li introduce gradualmente nel mondo delle serie tv prima e del cinema poi con piccole parti. È l’inizio di tutto.
Se Joaquin è ancora troppo giovane ed acerbo, è suo fratello River a bucare lo schermo. Dotato di un carisma, di una bravura, di una bellezza e delicatezza fuori dall’ordinario, River seppur giovanissimo, diventerà con gli anni una delle più grandi stelle di Hollywood, l’attore del momento, il più ambito dai registi. Fino a quella notte, la notte del 31 Ottobre 1993. La notte dove tutto cambiò.
River decide di passare la serata nel celebre locale Viper Room, insieme a suo fratello Joaquin, la sua ragazza di allora e gli amici Johnny Depp (proprietario del locale), Flea e John Frusciante dei Red Hot e qualche altro. Il maggiore dei Phoenix appare sin da subito strano, alquanto su di giri. Una volta raggiunto il locale River si assenta per qualche minuto, tornando in condizioni preoccupanti. Ha una crisi respiratoria, suo fratello lo scorta fuori, dove collasserà ed andrà in overdose. Il talento più cristallino di allora se ne andrà così, a 23 anni portato via da una fottuta overdose di speed in mezzo alla strada. La chiamata disperata di Joaquin al 911 fece il giro del mondo, trasmessa da tutti i media americani. Devastato e disgustato da tutto questo e dalla merda piovuta addosso alla sua famiglia, Joaquin decide di andarsene da Hollywood. Ne farà ritorno solo 2 anni più tardi nel 1995, convinto da un caro amico di suo fratello, quel Gus Van Sant che lo volle a tutti i costi nel suo film Da Morire.
Seguiranno una serie di film più o meno buoni (tra gli altri 8mm e il Tempo di uccidere), fino ad arrivare al 2000, anno in cui prenderà parte alla sua prima grande produzione. Il regista Ridley Scott lo vuole infatti al fianco di Russel Crowe nel film il Gladiatore. Il successo del film è fragoroso e il ruolo del crudele imperatore romano Marco Aurelio farà conoscere Joaquin in tutto il mondo. L’interpretazione manco a dirlo è strepitosa (ancora oggi, a guardare il Gladiatore per la 500esima volta, il suo Marco Aurelio mi trasmette angoscia). Arriva la prima nomination agli Oscar.
Ma l’anno della svolta è un altro, il 2005. In Walk the Line Joaquin Phoenix dona letteralmente anima e corpo per interpretare ed entrare nella testa di uno dei più grandi musicisti americani: il man in black Johnny Cash. Nell’interpretare una figura così imponente, complessa e sfaccettata Phoenix ne esce devastato e va letteralmente fuori di testa. Sarà necessario un ricovero in rehab per disintossicarsi e farlo tornare in uno stato di salute mentale e fisica normale, ma quello che ne viene fuori è sotto gli occhi di tutti:
Arriva la seconda nomination agli Oscar e la definitiva consacrazione, siamo di fronte ad un talento fuori dal comune.
Altro anno seminale è il 2012: da quel momento Phoenix non si ferma più ed inanella una serie di film qualitativamente bellissimi ed interpretazioni difficili e mostruose. Prima il sopracitato The Master di apertura, in cui giganteggia insieme a Philip Seymour Hoffman nel ruolo di un reduce di guerra dipendente dal sesso e dall’alcool, dalla psiche a pezzi e dall’animo corrotto. Poi nel 2013 cambia totalmente registro e dedica se stesso a Spike Jonze e al suo bellissimo e toccante Her, in cui realtà e tecnologia si mescolano andando ad innamorarsi del suo sistema operativo, una sorta di Alexa potenziata con la voce di Scarlett Johansson.
Poi ancora il folle Inherent Vice, sempre di Paul Thomas Anderson, Irrational Man (è una delle poche cose che si salvano della pellicola), fino ad arrivare al 2018 con i Fratelli Sisters a You were never really here, in cui il nostro interpreta per l’ennesima volta un uomo guastato dalla vita che si reinventa vendicatore solitario (à la Gosling di Drive) in un film manieristico e dall’importante cifra stilistica in cui riesce a sprigionare un’espressività strabordante.
2019, Joker. Non ho mai parlato e non parlerò ora del film, ma Joaquin Phoenix regala al mondo quella che diventerà l’interpretazione della vita: il suo perverso e graduale viaggio all’interno dei meandri più oscuri della psiche umana giunge al termine, è la sublimazione attoriale che consegna il suo ruolo alla leggenda, un’immagine destinata a rimanere un cult di questi anni. Arriva la meritata pioggia di premi di queste ultime settimane, arriva finalmente il meritato Oscar.
Che sia un sanguinario imperatore o un uomo decadente, dalla psiche a pezzi abbandonato dalla società, quello che caratterizza questo attore è l’empatia che riesce a trasmettere a tutti i suoi personaggi, l’enorme forza vitale con cui li inonda rendendo tutto reale e sostanzialmente umano. Non so se è solo sproporzionata bravura o un mix di vita reale legata alla finzione cinematografica, quello che so è che dopo l’uscita dalle scene di Daniel Day Lewis, Joaquin Phoenix è uno dei pochi rimasti a voler e poter fare arte andando contro una macchina che pensa solo ai profitti come Hollywood. Per questo, è attualmente l’attore più importante del momento.