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A beautiful day – You Were Never Really Here

You were never really here è stato rinominato A beautiful day nel nostro mercato; eppure il titolo originale, oltre a essere l’omonimo titolo della novel di cui il film risulta un adattamento, rende appieno l’essere del protagonista Joe.

Joe è guasto. E’ un essere spezzato da troppo dolore, violenza che ha vissuto in quanto ex-agente federale e veterano.
Questo concetto è espresso magistralmente da volto e postura di Phoenix e dalla regia di Lynne Ramsay.
Con buona pace dei titoli più commerciali, in cui ogni concetto è spiegato ed esaustivo, in A beautiful day il passato di Joe è affidato a sprazzi, a schegge di flash back.
Sono questi momenti, insieme al presente disagiato, che spesso palesa un desiderio di morte di Joe, a restituirci il quadro di un uomo che ha visto, vissuto troppo.

Un anti-eroe, Joe sfrutta le proprie capacità per salvare ragazzine finite nel racket della prostituzione minorile: nel farlo, il film ci regala delle esplosioni di violenza a tratti inaspettata; pochi secondi, e abbiamo Joe che canticchia con la madre.

Presto Joe si troverà nei guai per aver salvato l’ennesima ragazza; impossibile non pensare a Taxi driver in questa dinamica di coppia. Ma ci troviamo davanti a una pellicola ben diversa, nervosa, che si divora d’un fiato (come la novel, del resto), lasciandoci qualcosa dentro dopo i titoli di coda.

VOTI FINALI
voto:
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Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.