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IT di Andy Muschietti- La Recensione

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Il momento tanto atteso, è arrivato e IT è tornato. La prima trasposizione cinematografica del best-seller horror di Stephen King, IT, è arrivata nelle nostre sale come un tornado.

Dopo la visione della miniserie di IT (o film per TV) del 1990, lo spettatore deve ben prepararsi a quella moderna di questo nuovo prodotto, che non è un remake. Non aspettatevi un clown ironico e piacevole, ma nemmeno completamente serioso. Questo nuovo Pennywise, infatti, è un ottimo connubio di comicità e oscurità, che però spesso stride.

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Il club dei perdenti in IT.

Ottobre 1988. Siamo a Derry, nel Maine. Bill Denbrough è un bambino del posto che dà al fratellino Georgie una barchetta di carta con cui giocare. Georgie gioca con l’oggetto inseguendolo mentre scorre nell’acqua della pioggia, quando questo cade in un chiusino che porta alle fogne della città. Il bambino fa per sporgersi, quando compare IT, ovvero Pennywise: il clown ballerino. Georgie tenta di recuperare la sua barchetta ma il clown maligno lo trascina con sé nelle fogne. Quasi un anno dopo, nel giugno 1989, Bill è ancora sconvolto per la scomparsa di Georgie. Dopo varie avventure lui e il suo gruppetto, i Perdenti, scopriranno che sono perseguitati dalla medesima entità. Il club dei perdenti così, unirà tutte le sue forze per combattere insieme il loro terrificante nemico.

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Bill Skarsgard è IT.

Con tutta questa operazione di marketing, la grande quantità di pubblicità che c’era dietro, questo nuovo IT aveva alzato su tanti polveroni: inutili. Le aspettative erano alte e il film non ha deluso completamente, seppur pregno di- evidenti- difetti. A livello estetico, tecnico, visivo e narrativo, il primo film di IT è logicamente superiore alla pagina televisiva anni ’90, seppur non sia giusto fare paragoni essendo (per fortuna) due prodotti disgiunti.

L’IT di Muschietti- che ancora deve dimostrare di saperci realmente fare- è contornato da un’aria oscura, opprimente, ma soprattutto nostalgica. Ambientato negli anni ’80, ci riporta immancabilmente a Stranger Things anche grazie ai piacevoli dialoghi tra i componenti del club dei perdenti, pur ricordando che sia stata la serie in questione ad attingere dal mondo di King. U

IT è dunque  un horror che mira a spaventare- i numerosi, ed eccessivi, jumpscares ne sono la prova- ma anche a commuovere.

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L’entità malefica in IT.

La narrazione scorre e intrattiene senza annoiare di un attimo lo spettatore, ma la maggiore pecca riguarda gli effettacci in CGI applicati su Pennywise.B Skarsgard ci dona una sua interpretazione attoriale brillante, pur se in alcuni punti resa ad inspiegabili attimi di involontaria comicità. Ottimo il cast bambino, menzione particolare per Sophia Lillis, Finn Wolfhard e Jaeden Lieberher. 

In sintesi Muschietti, dietro una plastificata fotografia e balzi ad hoc, manda un significante messaggio: ovvero che le paure infantili sono solo il male del mondo esterno che prende forma, e che la realtà fa ben più paura delle favole.