Malkin è una strega potente che evade da un antro dopo esserne stata imprigionata tempo prima da maestro Gregory, un cacciatore di streghe. E’ il periodo di Luna rossa e la donna vuole dominare il Mondo… Si scontra ancora con l’uomo e ne uccide l’apprendista. Gregory deve trovare un nuovo discepolo e conosce Tom Ward, settimo figlio di un settimo figlio, come l’ordine richiede. Il ragazzo viene iniziato velocemente e buttato subito all’azione.
Tratto da “The spook’s apprentice” di Joseph Delaney e scritto per il grande schermo da Charles Leavitt con l’eccezionale Steven Knight, arriva da noi “Il settimo figlio” con un cast di tutto rispetto e un regista, Sergej Bodrov, che nel 2007 ha diretto l’apprezzato “Mongol”. Perché non funziona questo film?
Prima di tutto non ha ritmo. Sembra durare due ore e mezza e non coinvolge minimamente! Il regista compie passivamente il lavoro senza dare anima al proprio lavoro. Non è adatto al genere e la fastidiosa e opaca fotografia di Sigel non aiuta a migliorare la situazione.
La storia è la stessa minestra vista e rivista sul ragazzo umile che deve salvare il Mondo senza averne l’esperienza. Tutto dannatamente prevedibile, una noia infinita.
Gli effetti speciali sono terribili e sembrano usciti da un gioco della PlayStation… Fanno pensare a un film dell’Asylum.
In qualche scena si sfiora il ridicolo. Un esempio? La scena dell’attacco al paese con lucertoloni ecc..
Nota positiva? Alicia Vikander, attrice molto brava e bella sempre più lanciata. L’unica che riesce a dare corpo al proprio personaggio, lasciando una lieve impronta. Julianne Moore è meravigliosa e sempre brava, ma ci ha regalato performance migliori! Non è aiutata dalla sceneggiatura visto che la sua Malkin è bidimensionale.
Jeff Bridges è spesso sopra le righe e ti fa chiedere “perché l’hai fatto?”. Il cast è completamente sprecato!
“Il settimo figlio” è un’occasione sprecata. Inutile, noioso, prevedibile e a tratti ridicolo… Peccato. Il cast è buono! Da recuperare solo se si è fan di Barnes, Moore, Bridges e Vikander.