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Il lato Oscuro della Chiesa: Grazie a Dio (2019)

I casi di pedofilia all’interno della Chiesa non rappresentano certo un argomento facile di cui parlare.

Sebbene il Vaticano cerchi da sempre di tenerlo sottochiave, nel mondo del cinema ci sono sempre più film che cercano approfondire la questione.
Uno dei più interessanti è certamente Grazie a Dio di Francois Ozon, datato 2019.

La pellicola si basa sulla storia vera di un prete pedofilo avvenuta in Francia tra gli anni ottanta e novanta.
Il regista di Frantz, Nella casa, Giovane e bella e Una nuova amica, ci propone un film corale, fatto di più storie inserite tutte all’interno di un un’unica vicenda.
I protagonisti sono uomini che in età puerile sono stati molestati da un sacerdote di Lione, tale padre Preynat (Bernard Verley).
Quando uno di loro, Alexandre (Melvil Poupaud) scopre che Padre Preynat è ancora all’interno del mondo ecclesiastico, denuncia al clero francese i fatti avvenuti anni prima.
Inizialmente solo, troverà  poi il sostegno di altre vittime come lui, ed insieme uniranno le forze per istituire un’associazione volta a di far luce su un episodio davvero triste del loro passato.

Ozon come in tutti i suoi film precedenti mette tutto al posto giusto.
Il cast offre un’ottima prova, soprattutto dal punto di vista della recitazione “corale”.
Azzeccata anche la scelta di passare da un protagonista all’altro, senza utilizzare lo stratagemma degli episodi, rimanendo così all’interno di un unico film nel quale i personaggi che entrano in scena si scoprono legati alle vicende di quelli conosciuti minuti prima.
Con l’avvicendarsi della storia, si capisce inoltre che i protagonisti hanno si un obiettivo unico (quello della verità) ma scopi differenti: chi vuole attaccare la Chiesa, chi si accontenta che a pagare sia il sacerdote in questione, chi rimane comunque legato al mondo clericale ed al suo credo e chi invece trova in questa vicenda le basi per procedere con la richiesta di apostasia.
Scelta molto coerente con la diversa estrazione sociale dei personaggi, e di conseguenza anche con l’atteggiamento e gli obiettivi differenti che essi vogliono perseguire portando alla luce questa brutta storia.

Molteplice è anche l’atteggiamento dei rappresentanti del clero francese e delle famiglie delle vittime.
Gli ecclesiastici si trovano nella posizione di dover condannare l’episodio ma sono restii all’allontanamento del sacerdote, dal quale si aspettano più un pentimento che una confessione.
I parenti delle vittime invece si dividono tra chi sostiene a pieno i propri cari e chi cerca di minimizzare la cosa (la frase del padre di uno di loro “ormai sei adulto” fa letteralmente gelare il sangue).

Sono tante quindi le voci in Grazie a Dio.
Tante voci che passandosi il testimone l’una con l’altra diventano una voce unica dietro una verità che molti volevano tenere nascosta.
Una verità nata e cresciuta nel silenzio ma che, grazie al coraggio delle vittime, urla forte alla Chiesa che c’è qualcosa da cambiare, adesso e subito.

Ultima chicca del film il titolo, che stride fortemente con la storia raccontata, così come a stridere sono le azioni dei rappresentanti di un mondo, quello religioso, che invece di essere il primo rifugio degli ultimi, dei poveri, e dei credenti tutti, a volte diventa un luogo oscuro, di abusi, di dolore.