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Hollywood, il sogno americano di denuncia per Ryan Murphy – La recensione

Nel secondo dopoguerra a Hollywood un gruppo di artisti cerca di farsi strada nel cinema tra pregiudizi e raccomandazioni.

In questo particolare periodo di emergenza sanitaria esce su NETFLIX una nuova serie prodotta dal prolifico Ryan Murphy intitolata “Hollywood”. Sicuramente un prodotto coraggioso e senza filtri che punta il dito e critica il pregiudizio e lo sporco nel mondo cinematografico.

Come sarebbe stato il mondo del cinema di oggi se in passato fossero state prese determinate decisioni all’epoca rischiose?

Hollywood gioca al what if,come spesso fa il cinema di Tarantino, ed è quasi una fiaba con personaggi positivi che si scontrano con antagonisti. Viene riscritta la storia tra fatti veri e inventati. Bello vedere per una volta collaborazione tra colleghi e non invidia e odio come spesso avviene nei prodotti che analizzano l’ambiente.

Darren Criss con Laura Harrier

Ryan Murphy questa volta non scivola nel kitsch e pensa solo a denunciare il sistema. Personaggi realmente esistiti si incrociano con altri inventati e sono quasi tutti positivi e belli. La serie parla anche di determinazione, passione, di farcela senza raccomandazioni. Per una volta non troviamo stereotipi e i personaggi omosessuali stereotipati vengono contestualizzati se si pensa al fine di questa serie. Come sarebbe stato se le persone avessero potuto vivere la propria omosessualità alla luce del sole senza rischiare di essere pestati e di perdere il proprio lavoro?

Commovente l’arco narrativo del personaggio di Rock Hudson visto che nella realtà lui, condizionato dal sistema, non ha mai rivelato apertamente la propria omosessualità altrimenti avrebbe perso la sua immagine da uomo virile con cui veniva identificato dal pubblico femminile. Per sfuggire i dubbi fu costretto a sposarsi dal suo agente Willson. Senza dire spoiler vi invito a notare cosa succede nel season finale tra loro due.

La visione di “Hollywood” scorre veloce e si arriva subito alla fine senza momenti morti. Ti immerge nel mondo di quegli anni e ti fa riflettere a come potevano vivere determinate minoranze. Un esempio è la scena degli Oscar riguardante Hattie McDaniel. La storia avrebbe retto anche con due episodi in più mostrando più, per esempio, il corso di recitazione dei giovani talenti o vedendo di più le riprese del film Meg.

Il reparto artistico e tecnico è ottimo con una bellissima cura nei dettagli. Comunque raramente Murphy sgarra in questo. Sceglie come pochi altri il proprio cast proponendo grandi talenti di nicchia e giovani non proprio conosciuti come Samara Weaving vista nel bellissimo “Finché morte non ci separi” e la bravissima Laura Harrier senza rinunciare ai suoi attori feticcio come Darren Criss, sempre più bravo, e Dylan McDermott. Sicuramente degne di nota le performance delle leggendarie Patti LuPone e Holland Taylor, mentre fa piacere rivedere Mira Sorvino dopo che la sua carriera fu ostacolata da Harvey Weinstein. Un cast perfetto con costumi magnifici. Cosa desiderare di più?

and the Oscar goes to…
Promossa a pieni voti questa stagione di “Hollywood” che mostra un Murphy più dalle parti del superbo “Feud” che dal kitsch fastidioso, ridondante e di cattivo gusto di “American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace”. Una fiaba hollywoodiana che parla alle minoranze di ieri, e di oggi, un sogno che diventa realtà per i personaggi che seguiamo.