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Girl – L’impazienza di un adolescente

Si fa chiamare Lara anche se è nata con il nome di Victor. Ha 15 anni e vuole fare la ballerina. Pas de bourrée, relevé, fouetté en tournant e faticosissimi esercizi dietro ai quali c’è anche l’atroce sofferenza psicologica e le autoinflitte torture fisiche che la ragazza deve affrontare in attesa della completa transizione anatomica.

Quella avverrà col tempo, seguita da specialisti e da un padre premuroso e attento. Ma tutto ciò non basta. Lara come ogni adolescente, ha fretta. Camuffa le sue forme anatomiche e prova timidamente a relazionarsi con la sua sessualità. I suoi coetanei sembrano non farci caso, ma a volte riescono ad essere terribilmente insensibili. Mentre Lara continua a specchiarsi e a vedere ancora Victor.

L’opera prima del regista belga Lukas Dhont si potrebbe valutare anche solo da questo dettaglio narrativo e registico. Una splendida adolescente che non smette mai, anche quando è nel pieno dello sforzo fisico, per accontentare i suoi insegnanti di danza, di guardarsi allo specchio. A dare il corpo a questa bellissima fanciulla è un ballerino 15enne di nome Victor Polster, scelto dal regista dopo più di un anno di fallimentari casting.

Se Dhont ha realizzato uno dei migliori film dell’anno, il merito va soprattutto a Victor, magistrale nel trattenere ogni sorriso ad ogni conquista e ogni lacrima ad ogni sconfitta.

L’attore ha dichiarato che Girl sarà solo un’isolata e meravigliosa evasione e riprenderà la sua carriera di ballerino alla prestigiosa Royal Ballet School di Anversa.

A noi resta una pellicola composta, mai compiaciuta, attenta ad ogni dettaglio tecnico e narrativo. Un film che ci consegna una silhouette fisica e psicologica spiazzante e coraggiosa. Girl, vincitore della Camera d’or al 71° Festival di Cannes e selezionato per rappresentare il Belgio agli Oscar come Miglior Film in lingua straniera, resterà senza alcun dubbio una fondamentale tappa nella filmografia LGBT e non solo.

Girl è infatti anche un film sull’adolescenza, un coming of age che quasi prescinde dal sesso che una persona “abita” o dal suo orientamento sessuale. Le stesse dinamiche traslate o camuffate potrebbero essere vissute da qualsiasi ragazzino o ragazzina abbia troppa voglia di crescere in fretta. Come ha detto lo scritto parigino Jacques Drillon l’adolescente ha il desiderio di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro.

Da questo punto di vista e con una differente approccio intellettuale, un film come Girl dovrebbe essere proiettato in ogni liceo del nostro Bel Paese. Perchè Girl affronta temi difficili e delicati con una maturità che disorienta e una lucidità tutta scandinava dalla quale non possiamo che imparare. Purtroppo però mai come in questi anni viviamo un periodo buio e medievale. A tal proposito, cosa che non facciamo spesso, affidiamo il nostro pensiero alla scrittrice e critica Natalia Aspesi che sul quotidiano La Repubblica ha scritto: “È una storia molto fiamminga, se mai ne esiste una, tanto per dire difficilmente italiana, dell’Italia di adesso, Girl potrebbe avere anche fastidi in Italia, ammesso che ministri della famiglia o col rosario in mano e i nuovi noiosissimi inquisitori vadano mai al cinema. E non perché il film racconti di una transgender ma perché si tratta di una adolescente”.