La Mecca del cinema in California è piena di attrici risucchiate per sempre dai lustrini e dai tentacolari vizi della città degli angeli. Ma tra le tante, quella di Emily Lloyd è stata battezzata dai media americani e britannici come “la storia della più sfortunata attrice di Hollywood”.
Siamo a Londra alla fine degli anni ’80 ed Emily, figlia dell’attore Roger Lloyd Pack, ha appena 16 anni ed ha terminato di girare il suo primo film Vorrei che tu fossi qui! (Wish You Were Here) di David Leland. Il ruolo di Lynda adolescente sessualmente precoce, conquista e sconvolge il pudico pubblico britannico. La sua bellezza nonostante la tenera età è come un’esca per ogni uomo.
La chiamata da Hollywood arriva immediatamente. Il primo a contattare la “futura Marilyn” è Steven Spielberg, che la convocò negli studios della Amblin Entertainment. In realtà non le propose nessun film, ma le consigliò di continuare ad essere un’adolescente, di non farsi divorare da Hollywood e di andare a Disneyland. Emily però aveva fretta di diventare una diva. Nel 1989 ebbe la meglio su cinque mila attrici, tra cui Jodie Foster e ottenne un parte in Cookie sceneggiato da Nora Ephron. Nello stesso anno anche Vietnam – Verità da dimenticare (In Country) di Norman Jewison, sul set del quale, pare fece invaghire anche Bruce Willis.
A quel punto per l’attrice iniziarono i primi problemi dovuti a passati traumi preadolescenziali, come una violenta storia di abusi sessuali da parte di un amico di famiglia. Iniziarono anche eventi psicotici e paranoici. Ma la sua carriera non poteva certo arrestarsi.
Mente terminava le riprese di un film con Kiefer Sutherland, le venne proposta la parte di Vivian in Pretty Woman, ma Emily (commettendo forse l’errore più grande della sua carriera) decise di rifiutare, per dedicarsi al ruolo di Charlotte in Sirene. L’attrice aveva iniziato a girare le prime scene, ma fu sostituita perché Cher fece notare che le figlie del suo personaggio non potevano essere interpretate da personaggi con i capelli biondi. Ironicamente, nella realtà, tutti i figli di Cher hanno i capelli chiari. Emily Lloyd fece causa alla produzione venne risarcita economicamente, ma non professionalmente. Tornando sull’argomento e su Cher, anni dopo, Emily ebbe a dire: “Aveva un ego grande come i suoi capelli. Mi fissò e mi fissò attraverso i suoi ridicoli occhiali da sole per svariati giorni e poi finalmente strillò: “Non sembri geneticamente come me.”
La giovane e fragile attrice si prese qualche mese di riposo. Il suo stato di salute però andò peggiorando. Venne licenziata da Woody Allen per alcuni non ben chiariti problemi sul set di Mariti e Mogli nel 1992.
Contemporaneamente le venne diagnosticata una malattia ossessivo-compulsiva, una lieve schizofrenia e un disturbo da deficit di attenzione. In quegli anni perse molti treni ma non la sua bellezza e una parte in In mezzo scorre il fiume (A River Runs Through It) di Robert Redford. Sul set conobbe Brad Pitt che s’invaghì dell’attrice britannica, che cordialmente respinse le avanche romantiche dell’attore.
Prese parte al film Welcome to Sarajevo di Michael Winterbottom, ma fu licenziata da Tank Girl. Derubata da uno dei suoi dipendenti, venne anche raggirata dal suo commercialista. Perse una fortuna ma trovò l’amore e fu quasi sul punto di sposare Danny Huston, l’attore figlio di John Huston. Alla fine però andò tutto a monte.
Quindi andò in India per girare un film ma per colpa di un farmaco antimalarico, il Larium, ebbe una serie di forti complicazioni al suo già precario equilibrio psicotico. Prima di tornare a casa però volle incontrare il Dalai Lama, ma a pochi metri dal tempio venne morsa da un cane randagio, contraendo la rabbia.
In effetti la sua bellezza era del tutto proporzionata alla sua sfortuna.
Stanca di Hollywood rientrò a Londra. Qui ebbe una storia d’amore con il celebre musicista Pete Doherty, ma tanto per non farsi mancare nulla, le fu diagnosticata la sindrome di Tourette, che provò a fronteggiare iniziando a fare uso di droghe pesanti. Dopo aver ammesso i suoi problemi, venne ricoverata in un reparto psichiatrico per sei mesi. Emily smise quasi del tutto di recitare. Sparirono le attenzioni dei media, gli uomini e i soldi. Devastata dai farmaci oggi a 49 anni Emily è irriconoscibile ed è facile incontrarla mentre gironzola su e giù per le strade di Hackney, nell’East London.