Home recensioni commedia Finch (2021) – Il Cast Away post apocalittico

Finch (2021) – Il Cast Away post apocalittico

 

Nel 1971 il cantautore statunitense Don McLean scrisse la celebre American Pie, canzone che nella frase “The Day the Music Died” ricordava quel tragico febbraio del 1959, quando in un incidente aereo persero la vita tre tra i più grandi talenti musicali americani dell’epoca: Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. Richardson.

Ma American Pie era anche allegoria dell’adolescenza, dell’innocenza e della spensieratezza dei tempi che furono, quando l’aria era respirabile e il sole non ti cuoceva la pelle!

Il film si apre proprio con American Pie canticchiata da un uomo che cerca disperatamente riparo da una tempesta 2.0. Eventi non rari in un futuro apocalittico (che purtroppo non sembra poi così tanto lontano) in cui un’eruzione solare ha trasformato il mondo in una sorta di forno a microonde e la maggior parte dell’umanità è morta. Finch Weinberg (Tom Hanks) è un talentuoso ex ingegnere capo che vive ormai barricato in una struttura posta al di sotto una enorme pala eolica in balia degli eventi atmosferici.

L’unico scopo della sua vita è occuparsi di Goodyear, amorevole cagnolino, saccheggiando supermercati e procurandosi il necessario per sopravvivere in un mondo inospitale e pericoloso. Un bel giorno Finch riesce a dare vita ad una A.I. di nome Jeff (straordinaria interpretazione vocale di Caleb Landry Jones) con cui interagisce, dopo avergli insegnando i comandi primari: parlare, camminare e inciampare!

In breve il robot “prende vita” e diventa fondamentale per Finch al fine di intraprendere un viaggio, non privo di insidie, verso San Francisco, ma soprattutto verso una nuova vita.

On the road fantascientifico Finch è stato diretto da Miguel Sapochnik (Repo Man, ma anche diversi episodi de Il Trono di Spade), su una sceneggiatura firmata da Craig Luck e Ivor Powell.

La pellicola gioca facile usando il volto rassicurante di Tom Hanks e smuovendo subdolamente i ricordi ormai sedimentati di film come Cast Away e WALL-E.

Ma nel film (derivativo e citazionista) ci sono anche tanti altri riferimenti a pellicole di genere come Io sono leggenda, Humandroid e ovviamente il The Road di Cormac McCarthy. Per cui Finch per quanto piacevolissima pellicola di intrattenimento, non spicca quanto ad originalità. Commuove e diverte ed è perdonabile anche nella sua chiusa disneyana grazie soprattutto alla sua linearità narrativa, all’uso del CGI, alle divertenti situazioni slapstick (uomo/robot/cane), ai buoni sentimenti e alla nobile e mai scontata causa ambientalista.

Nella speranza che The Day the Music Died non giunga mai…