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Euforia – La recensione

Valeria Golino torna a dirigere una pellicola dopo il suo esordio in cabina di regia nel 2013 con il film Miele.
C’è un sottile ma visibile filo conduttore che lega le due pellicole: la malattia.
In Miele Jasmine Trinca faceva da Caronte ai suoi pazienti terminali verso un trapasso consapevole e volontario.
In Euforia invece la malattia è quella di Ettore (Valerio Mastandrea), che causa un melanoma ha una massa tumorale al cervello che gli da purtroppo poche aspettative di vita.

 

Ci proverà suo fratello Matteo (Riccardo Scamarcio) a cercare di fermare questo nemico così invisibile ma allo stesso tempo così maledettamente efficace, e nel contempo, a recuperare un rapporto con il fratello che forse non c’è mai stato.
I due infatti sono due mondi completamente opposti: Ettore è un uomo semplice, di provincia, con un lavoro normale, una vita piatta, una persona che sta sempre nell’ombra.
Matteo è ricco, ha un lavoro di successo, spende e spande i suoi soldi tra festini con gli amici ed ha un vizietto, quello della polverella bianca.

La malattia e la morte sono i temi al centro del film.
Anzi no aspettate un attimo.
La Golino stavolta usa questo elemento per parlare di altro.
La malattia di Ettore è l’espediente che riavvicina fisicamente i due fratelli per poi fondere i loro mondi ed analizzare le loro differenze, etiche e sociali.
Matteo è un ragazzo disinvolto, gay dichiarato e stradichiarato, che nel suo lavoro però frequenta moltissimo l’ambiente della Santa Sede.
Santa Sede che riesce a vedere continuamente dal suo mega attico a due piani in pieno centro a Roma.
Si perchè Matteo è quello che come si dice abita ai piani alti e che guadagnando 100 volte più del fratello può permettersi tutto ciò che vuole.
Ettore è il classico romano di provincia, tifoso della Maggica, riservato, semplice, che si troverà ad essere un pesce fuor d’acqua nella casa del fratellino.

Il film parte dal tema della malattia per poi andare sul confronto dello status sociale dei due fratelli.
Tra sguardi, provocazioni, incontri e scontri cercheranno di colmare un vuoto durato troppi anni.
Due mondi così diversi eppure così vicini, una lotta dura per Ettore, una scelta discutibile ma forse anche coraggiosa quella di Matteo.
E due attori molto ma molto bravi nelle loro interpretazioni.
Scamarcio non è più ormai lo Step di Ho voglia di te e Mastandrea non ha più bisogno di aggettivi.
Fa ridere, fa riflettere, fa emozionare, sa fare semplicemente tutto.

Ci si commuove nel film, non poco, ma mai in maniera forzata, e si sorride anche, grazie ai due protagonisti.
E nonostante la morte e la malattia siano sempre presenti sullo sfondo del film, la pellicola è più viva che mai, pervasa continuamente da quella Euforia del titolo.
Euforia delle piccole cose, del quotidiano.
Perchè ci si può stupire anche di fronte ad un enorme stormo di uccelli.

VOTI FINALI
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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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