Home recensioni animazione Elemental – Il tentativo di ripresa della Pixar

Elemental – Il tentativo di ripresa della Pixar

ELEMENTAL

Dopo una prima prova al cinema, Elemental, la nuova opera targata Pixar, arriva su Disney+ dal 13 settembre, in una storia traballante che segna il connubio e lo scontro tra gli elementi, grazie a una potente tecnica di animazione.

Nella cittadina di Element City convivono in armonia le diverse tipologie di abitanti, appartenenti alle categoria di acqua, aria, terra e fuoco. Tuttavia, i primi tre si dimostrano, spesso, intolleranti nei confronti degli abitanti ignei, a causa dei pregiudizi legati all’elemento fuoco come elemento distruttivo. In questo contesto, l’abitante di fuoco Ember vive nel quartiere di Fire Town, aiutando il padre nella gestione del suo minimarket. Come il suo elemento può far intuire, la ragazza ha un carattere acceso e impaziente. Amber, infatti, cerca in ogni modo di imparare a gestire i suoi impulsi e i clienti per poter finalmente prendere le redini dell’attività di famiglia. Gli eventi prenderanno una piega del tutto inattesa grazie all’incontro con Wade, giovane e timido acquatico, appartenente a una ricca famiglia di artisti. Amber e Wade non potrebbero essere più diversi, non solo per la propria natura, ma anche per il loro carattere. La corsa per salvare il minimarket ed evitare che Fire Town venga sommersa, porterà i due a collaborare insieme e a scoprire di provare sentimenti che andranno oltre ogni pregiudizio.

ELEMENTAL

Elemental si può collocare come un prodotto “medio” per i canoni della Pixar. Un buon prodotto, che però non riesce a raggiungere il livello di capolavori come Inside Out o Soul. Il segno è quello di una crisi creativa che la casa di produzione sta cercando di superare. Elemental è un racconto visivamente bello, in cui la grafica riesce ad avere pieno potere e controllo, ma nel quale la storia ha un potenziale non del tutto espresso. Il nostro stato emotivo viene smosso, ma con una potenza minore rispetto a quella dei grandi classici Pixar ai quali siamo abituati.

Peter Sohn, al quale è affidata la regia di Elemental, si approccia in maniera delicata, forse troppo, rischiando quasi di cadere nel baratro del banale. Wade e Ember, si conoscono, si scontrano e imparano ad accettarsi, seguendo un percorso che dovrebbe emozionare ma, per qualche motivo, quella magia non ci pervade come dovrebbe.

Gli eventi sembrano seguire un ordine tipico e intuitivo e forse proprio questa sorta di linearità porta a un depotenziamento di tutta la storia, che avrebbe potuto sfruttare meglio le sue possibilità. Così come la pellicola d’animazione non va a fondo quanto dovrebbe, allo stesso mondo le sue tematiche non sempre riescono a focalizzarsi nella loro totalità.

Una tematica importantissima è quella dell’integrazione ostacolata dal pregiudizio. Sicuramente riuscita è l’idea di mostrarla attraverso lo scontro e la differenza tra gli elementi, giungendo a una scena madre particolarmente toccante con protagonisti Ember e Wade. Elemental dimostra in maniera toccante e delicata come sia possibile trovare amore e forza anche e soprattutto nella “diversità”. Se inizialmente sembra che il tema portante di Elemental sia, dunque, l’integrazione, il film pare improvvisamente virare sulla ricerca d’identità. Sicuramente, ogni opera può e deve avere accanto alla tematica portante, altre materie che contribuiscano anche a dare tridimensionalità ai personaggi. In questo caso tuttavia, non si riesce a comprendere bene quale sia la direzione principale della pellicola.

Nonostante ciò, possiamo comunque affermare che la ricerca del proprio posto nel mondo è un tema particolarmente caro e toccante per chiunque oggi si senta in balia degli eventi e abbia paura di non trovare la dimensione. Quindi, malgrado la confusionaria collocazione della tematica, la paura di non riuscire, di non capire chi siamo, non può non coinvolgerci in questo film d’animazione.

Insomma, Elemental è una pellicola buona ma che avrebbe potuto fare meglio.

Un pro totale quello della computer grafica. Element City e il suo mondo è avvolgente, adattando ogni componente della città ai 4 elementi che la compongono. La tecnologia è usata ai massimi livelli, riuscendo a rappresentare gli elementi del fuoco e dell’acqua in ogni stato chimico e fisico.  Il film è un tripudio di colori, passando dal blu profondo ai rossi fino a diverse tonalità di verde, fondendosi per creare degli effetti ottici sorprendenti durante il “tocco” tra Ember e Wade. Il lavoro di grafica e montaggio ha contribuito a creare in Elemental una cornice di grandissimo impatto.

Vista la crisi che la Pixar sembrava stesse vivendo e nonostante le varie increspature, Elemental è un film che vale la pena vedere, per tematiche e grafica, dimostrando il tentativo della Pixar di riprendere la giusta rotta, seppur con qualche sbavatura.

 

 

 

 

 

 

Articolo precedenteThe Office: il reboot della serie è in fase di sviluppo?
Articolo successivoAsteroid City (2023) – Recensione
Sono cresciuta a suon di pane, DiCaprio e amore

Nonostante la bellezza dei miei 25 anni, attendo ancora con ansia la mia lettera da Hogwarts... arriverà! Nella faida Classici Disney vs Studio Ghibli, io non mi colloco da nessuna parte, tanto le lacrime hanno sempre preso il sopravvento. Potrei continuare in questo modo ed elencare tutte le mie preferenze del cuore: da Hitchcock a Ozpetek, da Sons of Anarchy a Outlander (sono una romanticona)…ma no, io amo tutto ciò che sa emozionare, perfetto o imperfetto.