Home recensioni avventura Cocainorso (2023) – La Recensione

Cocainorso (2023) – La Recensione

Dietro il divertissement sguaiato ed eccessivo di questo stoner movie “orsesco”, ci sono anche un paio di interessanti riflessioni socioculturali.

E’ strano pensare che stiamo parlando di Cocainorso, commedia che dalla diffusione del trailer è stata accompagnata da una serie di risatine ironiche e un battersi i pugni sul petto, molto mammifero alpha. Atteggiamento tipico del boomer nostalgico, indignato dei tempi che corrono e del fatto che il cinema di una volta era tutta un’altra cosa.

Eppure il terzo film di Elizabeth Banks dopo Pitch Perfect 2 e Charlie’s Angels, riesce in tutto o quasi tutto quello che si promette di fare.

La trama è ispirata dalla vera storia di Andrew Thornton, un ex agente della narcotici, trasformatosi in narcotrafficante, costretto a gettare 35 chili di cocaina proveniente dalla Colombia nella foresta nazionale di Chattahoochee.

A questo punto il film prende le distanze dalla storia vera, perché mentre il povero mammifero che banchettò realmente con la cocaina morì sul colpo, sopravvivendo come leggenda col nome di Pablo EscoBear, nella pellicola invece il LapOrso, inizia a divorare i malcapitati.

E’ l’inizio di un natural horror spavaldo, esagerato e divertentissimo.

Come Eastwood con Sergio Leone o Don Siegel, anche Elizabeth Banks ha imparato la lezione dei maestri della comicità con i quali ha lavorato come attrice, ossia Judd Apatow e Kevin Smith.

Dietro la facciata giocosa, Cocainorso nasconde una severa critica all’animale in cima alla catena all’alimentare.

A tratti così stupido e incurante del pericolo, ben identificabile nel personaggio del compianto Ray Liotta. Il materialismo arrogante dell’uomo negli anni simbolo dell’edonismo capitalista reaganiano.

Oltre a ciò la Banks e lo sceneggiatore Jimmy Warden non dimenticano di rimarcare il naturale istinto materno, tanto del grande mammifero, quanto del personaggio di Keri Russell. Elemento questo, che sembra voler suggerire allo spettatore che alla fine siamo tutti animali, agglomerati di grosse molecole, che devono rispondere alla natura, evitando il più possibile di interferire con le sue regole.

E cercare di monetizzare 35 chili di cocaina per poi gettarli in un parco naturale, beh potrebbe essere la punta dell’iceberg della stupidità impunita dell’uomo moderno.

B-Movie si, ma che va ben oltre Sharknado ed epigoni simili.