“Di cosa ti occupi nel tempo libero? “Mah, delle solite cose. Bowling, un giro in macchina, un trip d’acido quando capita….” Eccolo qua Jeffrey Lebowski, per gli amici il Drugo, un antieroe romantico che non è mai sceso dal pullman degli anni Settanta, un hippy che ama starsene in ciabatte e vestaglia in un mondo che si è costruito su misura per la sua pigrizia.
Los Angeles 1991, mentre dall’altra parte del mondo infuria la Guerra del Golfo, il Drugo passa le sue giornate a fumare marjuana, bere White Russian e a giocare a bowling circondato dai suoi amici fidati: lo sbadato Donny (Steve Buscemi), il folle Walter (uno strepitoso John Goodman), un reduce che non ha mai abbandonato il Vietnam, o i rivali al gioco come il campione “pederasta” Jesus Quintana (un fantastico John Turturro con tutina aderente viola ). Tutta gente perdigiorno come lui, affatto preoccupati di quello che gli succede attorno.
Improvvisamente però, ecco la fine dell’ozio. Succede che Drugo di ritorno a casa viene aggredito da due strozzini che lo scambiano per un milionario di Pasadena e pisciano sul suo bellissimo tappeto persiano come avvertimento…
Come già successo con Fargo i fratelli Coen reinventano il noir svuotandolo e ribaltandone gli stilemi, dimostrando ancora una volta di avere un debole per le storie di rapimenti, nella quale tutto può andare bene o meravigliosamente a puttane. Infatti la vita di Drugo si sfascia completamente quando Bunny, la giovane moglie del suo alter ego, il signor Lebowski viene rapita. Dopo aver fatto fallire la consegna del riscatto con l’amico Walter, verrà coinvolto in un’intricata storia dove cercherà di far luce guardandosi a suo tempo le spalle da un inverosimile produttore pornografico e un trio di “nichilisti tedeschi”.
Un tipico film stile Coen: farcito di citazioni e manierismi mescola generi su generi; è un omaggio ai classici hard-boiled letterali travestito da commedia demenziale. Invece di un detective privato freddo e misterioso abbiamo un vecchio hippy sognatore che vagabonda per una Los Angeles sterminata ed isterica. Naturalmente per i Coen è riduttivo ricostruire minuziosamente il delitto. Quello che desiderano è celebrare, una volta di più, il loro amore per i perdenti, loschi individui invischiati in situazioni bizzarre più grandi di loro.
Entrato nell’immaginario (e anche nel gergo) comune “Il grande Lebowski” è un film praticamente perfetto, una pellicola irripetibile e sensazionale. Una summa imperdibile della filmografia dei fratelli di Minneapolis, un cult della commedia nera. Appartiene a quella categoria di film che hanno un quel qualcosa di particolare, capace di renderli dei capolavori anche al di là del loro valore strettamente cinematografico.