Home recensioni avventura Black Widow – La Recensione

Black Widow – La Recensione

Dopo il vuoto emotivo lasciato dal MCU con Avengers: Endgame e il sacrificio della Vedova Nera di Scarlett Johansson per recuperare la Gemma dell’Anima, questo prequel si colloca dopo la fine degli eventi di Captain America: Civil War.

Per quanto concerne invece la produzione Marvel, Black Widow rappresenta l’ esordio cinematografico della Fase Quattro inaugurata dalla miniserie WandaVision, e il primo film in sala dai tempi di Spider-Man: Far from Home. Un lungo e tortuoso iter produttivo (il primo progetto da “solista” per la Vedova Nera risale addirittura al 2004) e distributivo, tarpato dalla pandemia e caratterizzato dall’uscita a stretto giro anche in streaming su Disney+ in Accesso Vip.

Fatta questa debita introduzione, la domanda è: “ne è valsa la pena?”. La risposta è si.

Black Widow è uno spy-thriller ironico e dinamico, azione ipercinetica, ma con eleganza, un po’ à la Bond, per intenderci.

Il tutto senza lasciare dietro nessuna delle componenti tipiche dei film MCU, confermandosi un nuovo tassello, il 24mo per l’esattezza, in questa grande esperienza video ludica voluta dalla Marvel. Una pellicola che dispone di mezzi assoluti per valorizzare le scene action, ma che trova nel dinamiche tra i personaggi il meglio di sé.

Non è un caso che dietro la mdp ci sia un’autrice come Cate Shortland, già firma di pellicole autoriali e intime come Lore e Berlin Syndrome (qui per leggere la recensione). Ovviamente notevoli sono le performance del cast composto da attori di livello come David Harbour, Rachel Weisz, Ray Winstone, William Hurt. Ma al centro di quasi tutte le schermaglie ci sono le due vere eroine di questo film: Natasha Romanoff e Yelena Belova, splendidamente interpretate da Scarlett Johansson e Florence Pugh.

La loro storia inizia in Ohio a metà degli anni ’90. La piccola Natasha (interpretata da Ever Anderson, figlia di Milla Jovovich e del regista Paul W. S. Anderson), ascolta ogni singolo insegnamento materno e farebbe qualsiasi cosa per difendere la sorella minore. Ma dietro la semplice vita di una normale famiglia del Midwest in realtà si nascondono le identità di Alexei, ex-supersoldato sovietico in passato conosciuto come Red Guardian, e Melina, una Vedova Nera. La “famigliola” è però per costretta a scappare a Cuba, dal temibile e potente Dreykov, capo della Stanza Rossa.

21 anni dopo le cose sono radicalmente cambiate: Natasha è una degli Avengers, Yelena è una temibile assassina addestrata proprio dalla Red Room, mentre le ambizioni dei loro genitori si sono arenate in una fattoria di maiali e in carcere.

Ma la famiglia è la famiglia, anche se costruita a tavolino, i sentimenti restano quelli e le loro strade ora sono pronte ad incrociarsi di nuovo…

Ok, la struttura narrativa non è proprio esaltante e probabilmente manca anche qualche plot twist, ma la storia cattura lo spettatore non per quello che dice, ma per come lo dice. E qui torniamo al discorso delle interpretazioni. Ad esempio la battuta de “la posa” della Vedova Nera, è un semplice siparietto, una gag da poco. Eppure detta da Florence Pugh (che ritroveremo anche nella prossima serie dedicata ad Hawkeye su Disney+) è un divertente tormentone.

Quella ed altre situazioni al limite dello slapstick, diventano il punto di forza del film. La potenza del CGI che si alterna con l’ilarità, ma anche lo spessore umano dei personaggi, con i quali anche lo spettatore più scettico empatizza da subito. Da quando la piccola Natasha sferra un calcio al soldato cubano e gli sfila la pistola per proteggere la sorellina. Beh da quel momento è un continuo tifare per queste due affiatate e letali eroine, a ridere e a piangere con loro fino ai titoli di coda…. e anche oltre.

Black Widow insomma non sarà l’apice creativo del MCU, ma è spettacolo puro e tanta umanità.