The end is the beginning is the end, cantavano gli Smashing Pumpkins
Il che ben si adatta a questo ultimo (solo in ordine temporale, ovviamente) capitolo del MCU, dove era a dir poco prevedibile che l’intero ecosistema di supereroi cinematografici Marvel avrebbe subito uno scossone di proporzioni bibliche.
Il motivo è uno solo: Thanos, il Titano Pazzo. Dotato di poteri enormi e alla ricerca di quelli definitivi, tramite le Gemme dell’Infinito; da cui Infinity War, per l’appunto..chi legge fumetti sa bene quanto questa figura sia sinonimo di annientamento tra le fila di eroi Marvel (un approfondimento qui). Del resto, ci troviamo davanti alla summa di 10 anni di cinecomics, sub-universi talvolta convergenti, talvolta diretti su binari paralleli; mai amalgamati in una sola pellicola fino ad oggi.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla prima apparizione di Thanos, pupazzone dei post-credits del primo Avengers (2012); e ancora più tempo dall’ingresso di Tony Stark nella propria armatura.
Del resto, ci troviamo davanti alla summa di 10 anni di cinecomics
Oggi, ci troviamo di fronte a un villain temibile, dotato di fascino e di una degna caratterizzazione: contro di lui, un manipolo di personaggi che abbiamo imparato ad amare negli anni, pur con alti e bassi. Si tifa ovviamente per loro, ma il nemico ha dalla sua coerenza e determinazione, cosa che purtroppo non si potrà dire di tutti i nostri eroi.
In Infinity War il lavoro di integrazione di tutti i sub-universi è encomiabile; i personaggi sono accoppiati per affinità (le prime donne Stark e Strange insieme su un fronte, i siparietti comici viventi Thor e Guardiani su un altro) con il dovuto spazio per la maggior parte di essi. Ci si dimentica in fretta di come un paio siano stati tolti dall’equazione fuori schermo.
Resta paradossale come da un lato la pellicola dia per assodato che non siate fan dell’ultima ora, ma dall’altro si limiti ad abbozzare appena tematiche importanti dei titoli passati. Sviluppi chiave di trama e dinamiche tra personaggi nelle precedenti pellicole qui sono al più citati; Il vasto impianto corale e il contesto apocalittico giustificano molto, non tutto: Visione era il badass di Age of Ultron e qui è praticamente un plot device; Allo stesso modo Banner impiegato a uso siparietto comico lascia l’amaro in bocca.
Siparietti che non mancano lungo le 2 ore e 40 del film, mai così necessari in un cinecomic Marvel dove davvero nessuno è al sicuro. Il piano follemente lucido per ripristinare l’equilibrio dell’universo di Thanos porterà morti eccelse, e tutti gli imperfetti supereroi, umani e non, potrebbero non bastare a contrastare una volontà e consapevolezza incrollabili.
Un cinecomic Marvel dove davvero nessuno è al sicuro
Detto questo, Infinity War è la massima espressione del progetto MCU, denso di combattimenti epici davvero ben diretti, di scene toccanti al limite della sudorazione dagli occhi e di momenti da standing ovation (il secondo ingresso in scena di Thor e il momento Cap vs Thanos personalmente tra i miei preferiti). Il tutto con un villain di assoluto spessore, vero punto debole di molte pellicole precedenti.
E adesso?
Nel finale più irritante dai tempi in cui vidi Matrix 2 al cinema senza sapere che fosse stato girato insieme al terzo, persino la scena post-credits è corposa, densa di dramma e di significato.
La Casa delle Idee ci ha insegnato negli anni che la morte cartacea, ergo filmica, non è mai necessariamente definitiva; mente L’ MCU ha in serbo per noi ancora un’enormità di eroi da cui attingere.
Fino a che saremo felici di pagare il bigiletto, ovviamente!