Il titolo è ironico fino a un certo punto, perchè Atomica Bionda è in estrema sintesi questo:
John Wick bionda
L’agente dell’ MI6 Lorraine mena come un fabbro, spara per uccidere guidando in velocità mentre è inseguita, si fa un bagnetto nel ghiaccio sorseggiando vodka ed è di nuovo pronta a menar le mani.
Tutto questo è gestito dalle mani estremamente capaci di David Letich, che ha anni di background alle spalle come stuntman e/o coordinatore di stunt – date un occhio al suo portfolio, e capirete come è impossibile per un amante degli action non volergli bene -; è stato inoltre co-regista del primo John Wick, film che fa dell’azione la propria anima. Tale esperienza è lampante nei combattimenti coreografati e ripresi in modo eccellente in Atomica Bionda: non ci sono mal di testa da Shaky Cam, e la gestione dei colpi inflitti è piacevolmente realistica. Non fraintendete, è necessario sospendere l’incredulità per vedere una donna esile prendere pugni in piena faccia rialzarsi ancora lucida, ma la sensazione di dolore è presente, e le persone sbandano, rallentano dopo averle prese di santa ragione.
I favolosi anni 80
Una spy story ambientata a Berlino a pochi giorni dalla caduta del muro? Location ideale per doppi/tripli giochi e morti ammazzati male, ma prima ancora un perfetto pretesto per inondare il film di un nostalgico mood so ’80s. Impensabile citare tutte le canzoni del tempo remixate; lo stile della Theron è preso a piene mani da Helmut Newton e tutta Berlino è inondata da neon, coaudivati da una fotografia spesso virata su colori sparati; non meno flashate le scritte dei titoli di testa.
E che dire delle scazzottate in un cinema che sta dando in sala Stalker? o del riferimento a David Hasselhoff in visita in città? Storia vera, tra l’altro.
Charlize Theron spadroneggia
Non è certo necessario vedere Atomica Bionda per sapere che la Theron negli anni resta sempre un bel vedere, oltre che un bel recitare. Già badass come Imperatrice Furiosa in Mad Max, qui si conferma non solo assolutamente credibile nella parte di Bond in gonnella, ma sa anche dare quel quid al film con espressioni e gestualità che potrebbero dare dignità a un franchise a sè.
L’attrice è decisamente in ottima compagnia, a partire da un McAvoy piacevole contraltare ambiguo e ironico alla fredda protagonista; senza dimenticare Goodman, una garanzia. La Boutella? Non brilla per recitazione, ma LA scena si farà ricordare.
Quindi possiamo gridare al capolavoro? No, la spy-story è davvero abbozzata e la trama procede su un binario come un treno già passato; ma sia questo, sia qualche dialogo poco ispirato sono difetti che davvero passano in secondo piano di fronte all’estetica, il brio e le solide scene d’azione. Da vedere e rivedere, sia tra amici che con la propria dolce metà.