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Gli Anni più Belli- Recensione

Ora nei cinema "Gli Anni più Belli", nuovo film di Muccino

“Alle cose che fanno stare bene!”

Gli Anni più Belli, il nuovo film di Gabriele Muccino, ha fatto il suo debutto al cinema lo scorso 13 febbraio, alla vigilia di San Valentino. Con il tentativo di omaggiare “C’eravamo tanto Amati” (celebre film di Ettore Scola), Muccino narra una storia d’amore, ma, soprattutto, una storia d’amicizia lunga una vita.

In una Roma invasa dalle contestazioni che caratterizzarono gli anni di piombo, gli adolescenti Giulio (Pierfrancesco Favino) e Paolo (Kim Rossi Stuart) trovano il loro coetaneo Riccardo (Claudio Saantamaria) agonizzante sulla strada. A seguito di questo soccorso, tra i tre inizierà un’amicizia molto profonda, nelle quale si unirà presto anche Gemma (Micaela Ramazzotti). Muccino narra le vite dei quattro protagonisti tra amori, ambizioni, delusioni e lutti. Il gruppo di amici cambia in questi quarant’anni, così come muta anche l’Italia, che fa da sfondo a tutto il film.

Gemma, Paolo e Giulio al matrimonio di Riccard

Gli anni più belli è un film sull’amicizia, quella vera. Quell’amicizia “di una vita”, alla quale volgendo il pensiero, versiamo una lacrima e sorridiamo allo stesso tempo. E’ quell’amicizia che ci porta a dire “quante ne abbiamo fatte”. Muccino parla delle persone, della vita in divenire continuo, dei sogni che si trasformano, dell’ambizione, di chi va e di chi resta.

Nonostante le tempeste a cui la vita assoggetta i protagonisti, i sentimenti veri rimangono, ancora più forti di prima. Rimane l’amore e soprattutto, rimane l’amicizia, grazie alla potenza dei ricordi, della voglia di vivere e della giovinezza.

Il film ha due motori principali, primo fra tutto il personaggio di Gemma. Un elemento strano, diverso dai 3 uomini. Da una parte, quasi come una forza esterna, sconvolge le vite degli altri protagonisti, li mette in crisi, conducendoli verso il fondo e,al tempo stesso, innalzandoli. Dall’altra, la donna è anche parte integrante del gruppo, e non potrebbe essere diversamente. Così come gli altri protagonisti, anche lei narra in prima persona le sue vicende personali. Si fa portavoce di un destino molto comune a tante persone, fatto di solitudine e di vuoti da colmare. La sua è la vita più dolorosa, più bisognosa d’amore. Tuttavia, più sofferenza e più ricadute Gemma vive, più forte ne esce. La propria fragilità diventa la sua forza più grande.

A caratterizzare la pellicola è anche l’epica del tempo, altro motore de Gli anni più Belli.  Per circa quarant’anni seguiamo le vicende dei quattro protagonisti, plasmati proprio dal tempo che trascorre inesorabile. Fanno parte di quella generazione che vuole ribellarsi ai propri padri, ma che di fatto, non si lascia nulla alle spalle e nulla in avanti, se non contestazioni. Sono sognatori incapaci di realizzare opere migliori di quelle fatte dai genitori. Una classe generazionale che crede di poter cambiare il mondo, ma è il mondo che cambia lei. Una generazione che cerca il riscatto sociale e ci riesce, rimanendo tuttavia vittima della propria ambizione. E’ anche una generazione amante del bello, della speranza, dell’amore, che si rincorre, per perdersi e ritrovarsi.

Riccardo, Giulio, Paolo e Gemma incarnano tutto questo. Tre atti, tre filoni narrativi incrociati. Forse è proprio questo uno dei problemi della pellicola. Un arco di tempo così ampio, così tanti accadimenti possono coinvolgere le vite dei protagonisti, così tanto da raccontare e, allo stesso tempo, poco approfondimento delle singole storie. O meglio, esso vi è, ma poteva essere maggiormente profondo. Inoltre anche gli avvenimenti storici mostrati da Muccino non sono ben approfonditi. Scorrono le immagini degli anni di piombo, della caduta del Muro di Berlino, dello scandalo di Mani pulite e dell’attentato alle Torri Gemelle. Esse risultano però solo delle immagini, sembrano non avere alcun tipo di risvolto nella vita dei protagonisti, la cui vita scorre senza apparentemente esserne influenzate. Vi è solo il breve accenno a una vicinanza che uno dei protagonisti ha per il nascente movimento 5 stelle.

Dunque tutta la prima parte della pellicola prosegue vertiginosa, incespicante. La profondità viene recuperata solo nella parte finale, quando sopraggiunge la dimensione nostalgica del ricordo e dei sentimenti di amicizia. I quattro amici attraverso la malinconia e la consapevolezza, ritrovano la propria identità e profondità

Un film che nei primi due atti fatica a ingranare, complice anche la presenza di attori adulti che si trovano a interpretare il ruolo di giovani universitari. Purtroppo, soprattutto per quanto riguarda Favino, il “ringiovanimento” non ha dato i frutti sperati. Ciò determina una certa difficoltà nell’empatizzare con i personaggi. Tanto che le interpretazioni fioriscono e danno respiro proprio nell’atto finale, con quattro attori nei panni di uomini e donne adulti, con figli ed esperienze alle spalle. Quello è il momento in cui l’interpretazione dei quattro colossi formanti il cast, ha emozionato e creato immedesimazione (si riconosce qui il vero Muccino).

Da riconoscere, lo straordinario talento dei quattro attori emergenti che interpretano i quattro protagonisti (Matteo De Buono, Alma Noce, Francesco Centorame e Andrea Pittorino). Impressionante la somiglianza con i “grandi”, non solo a livello fisico, quanto nella mimica, nelle interpretazioni, nei gesti. Fatta eccezione per Andrea Pittorini, i giovani sono nuovi nel panorama cinematografico, dando notevoli capacità attoriali. Speriamo di vederli presto in altre proiezioni.

L’unico modo per godere della visione del film, che rimane pur sempre una buona pellicola, seppur non la migliore di Muccino, è distaccarsi dal padre “C’eravamo tanto Amati”, per evitare paragoni. Muccino ha affermato di aver comprato i diritti del film, ma solo per omaggiarlo. I richiamo sono evidenti, ma bisogna considerare i due film come diversi.

Gli Anni più belli, nonostante le pecche, rimane un film sulla vita, sulle consapevolezze, sugli errori, sul rialzarsi. Narra storie che, a dispetto delle apparenze, sono molto più comuni di ciò che sembrano. Tutti potremo dire di aver vissuto una delle tante tappe che i protagonisti vivono in questa storia. Se non si tratta di ambizioni, di paure, amori svaniti, tradimenti, si tratterà almeno della nostalgia per i tempi andati. E tale consapevolezza farà scorrere delle lacrime, mentre Baglioni canta in sottofondo.

Gli Anni più Belli è ancora in sala ad aspettarvi.

Articolo a cura di Lagertha