Home recensioni horror A Quiet Place- Recensione dell’horror di John Krasinski

A Quiet Place- Recensione dell’horror di John Krasinski

A Quiet Place

John Krasinski domina l’anno nuovo con A Quiet Place, fanta-horror che ha riscosso un enorme successo, meritato, al box office in America.

Al suo terzo film, non svolge soltanto il lavoro di regista, ma ci si immerge totalmente come attore accanto a sua moglie Emily Blunt. A Quiet Place- Un posto tranquillo è un’opera fuori dagli schemi, capace di distinguersi egregiamente nella folla degli svariati apocalyptic movie.

A Quiet Place
John Krasinski e Noah Jupe in A Quiet Place.

Evelyn e Lee Abbott, assieme ai loro tre figli, sono superstiti di un’invasione aliena, che ha messo a soqquadro tutta la cittadina in cui abitano. La misteriosa invasione di alieni, esseri non ben definiti privi di vista ma muniti di forte udito, sembra aver tolto la vita a ogni cosa. Anche al figlio minore degli Abbott, ucciso da una delle tre creature presenti nell’area dopo aver azionato, inconsciamente, un aeroplanino giocattolo.

Un anno dopo il tragico lutto, di cui si è presa la colpa la figlia Regan, i coniugi cercano di sopravvivere ancora. La famiglia, per proteggersi, si rifugia in una casa di campagna. Tutti i membri conoscono il linguaggio dei segni per comunicare con Regan, che è sordomuta. Sarebbe una passeggiata per loro non farsi sentire dai predatori all’esterno, capaci di percepire ogni suono, se solo Evelyn non fosse incinta.

Semplice per loro non esprimersi a voce: non altrettanto semplice, però, non far rumore.

A Quiet Place
Emily Blunt è Evelyn Abbott in A Quiet Place.

John Krasinski, col suo horror di alto livello, è riuscito a coniugare il dramma con l’incontrollabile ansietà. Conciliando perfettamente l’orrore al thriller, alla fantascienza e al cinema drammatico, il regista statunitense confeziona un pacchetto regalo per il pubblico affamato, contenente all’interno ben più di un semplice e aspettato presente.

L’opera di Krasinski non fa rumore, non grida, non è caotica, ma esprime tutto ciò che il cinema odierno, spesso, non riesce a dire.

Quasi riportandoci alle abitudini del cinema muto, A Quiet Place è un film silenzioso, ma in grado di comunicare come pochi. E’ proprio col silenzio primeggiante, arma vincente dell’opera, che esso urla allo spettatore, incapace di reagire alla tensione che si accumula faticosamente sulle proprie spalle durante gli intensi, angoscianti e debilitanti novanta minuti che lo compongono.

Le parole non servono a nulla se niente è più efficace di un’emozione trapelata dagli occhi, vivido specchio dell’anima.

A Quiet Place
Millicent Simmonds è Regan in A Quiet Place.

In A Quiet Place ogni elemento è superbamente riuscito, ben incastonato nel contesto che risulta mai banale, pur utilizzando alcune prevedibilità del genere. La regia curatissima rende la realizzazione eccelsa, affidandosi all’aiuto di ottimi interpreti aventi il dovere di rappresentare drammi familiari, tra cui figurano il giovane e promettente Noah Jupe, la piacevole e notevole scoperta Millicent Simmonds, fiore all’occhiello del cast, e lo stesso John Krasinski.

La sovrana assoluta è però Emily Blunt, capace di far puntare tutti i riflettori su di sé grazie alla sua eccelsa interpretazione, la quale la conferma come una delle più talentuose interpreti della sua generazione.

A Quiet Place
Noah Jupe e Millicent Simmonds in A Quiet Place.

Questo gioiellino horror, che si annida tra il fantascientifico e il filone apocalittico, ha già spianato la strada per divenire un cult, ritagliandosi uno spazio più che memorabile nella lista dei capolavori contemporanei. Usa come filo conduttore la mancata ”emissione di suoni” alla Tremors, il ”non visto” alla Predator e uno scenario distopico e spoglio alla Signs e 10 Cloverfield Lane. Ma A Quiet Place raccoglie nuovi e interessanti spunti, si distingue per la propria imponente e soffocante personalità.

Ciò che abitudinariamente non nuoce, in questo universo è fonte di pericolo. Il mistero, il proibito e la desolazione sono ingredienti che, dalla fotografia del gioiello di Krasinski, arrivano fino a colui che osserva da esterno, lasciandolo in preda alla suspense permanente.

 

A Quiet Place
Emily Blunt in A Quiet Place.

Il silenzio è la pistola che ci permette di difenderci dall’invincibile nemico, strumento di salvezza dalla morte incombente. Ma, al tempo stesso, è ciò che reprime e opprimeMarco Beltrami, compositore della colonna sonora, con la musica scandisce i logoranti attimi del tempo di A Quiet Place.

Creando un tramite tra il mutismo e il sonoro, dà voce alle parole soffocate dei protagonisti, mai sospirate ma intrise nel cuore.

Krasinski, con A Quiet Place, ci insegna proprio questo: neppure il silenzio può zittire l’animo umano. Che sia guidato dall’amore, dal dolore o dalla mera paura, esso riuscirà sempre a farsi sentire nell’oscura silenziosità.