Ambientato nel 1973 Zio Frank è una dramedy su tema della famiglia, dell’accettazione di sé stessi, degli altri e dell’omosessualità in un epoca in cui tutto il mondo sta cambiando, tranne la provincia americana.
Diretto da Alan Ball, sceneggiatore premio Oscar per American Beauty, il film racconta la storia di Frank Bledsoe (Paul Bettany) e sua nipote di 18 anni Beth (Sophia Lillis) costretti a mettersi in viaggio da Manhattan a Creekville, nella Carolina del Sud, per il funerale del patriarca di famiglia. Ma il ritorno alle origini risveglierà in Frank dolorosi ricordi di amori impossibili e atroci sensi di colpa. Ad aiutare l’uomo ad affrontare la famiglia ci saranno la vispa nipotina e il suo amato compagno Wally (Peter Macdissi).
Il tema dell’omosessualità viene trattata in maniera quasi disneyana e da uno scrittore come Ball c’era da aspettarsi più ironia, trasgressione e irriverenza.
Invece infastidiscono stereotipi e cliché, oltre ai sentimentalismi con preoccuante indice glicemico. Il finale consolatorio poi è il colpo di grazia.
Ma nel complesso le intenzioni di Alan Ball sembrano sincere. La regia sobria e funzionale e l’impianto drammaturgico solido rendono Uncle Frank una pellicola a modo e raffinata. Una visione piacevole e adatta a tutti.
Ottime le atmosfere vintage, dai costumi all’interior design e i colori tenui della fotografia di Khalid Mohtaseb. Suggestive anche le musiche Nathan Barr collaboratore di Eli Roth e autore delle OST di serie di successo come True Blood, Carnival Row e Hollywood per il quale ha anche vinto un Emmy.
Cio’ che colpisce maggiormente sono però le interpretazioni. Alan Ball sembra infatti essersi concentrato più sulla armonia corale della recitazione che sullo spessore dei coprotagonisti, alcuni dei quali sono in effetti appena accennati.
Bettany è in stato di grazia, la dolce Lillis dopo “Am Not Okay with This”, non è più una sorpresa, lo è invece l’attore libanese Peter Macdissi. Quanto agli altri coprotagonisti oltre a volti noti come Steve Zahn e Judy Greer, spiccano bravissimi veterani come Margo Martindale, Stephen Root e l’immensa Lois Smith che a a 90 anni e a 65 dall’esordio ne La valle dell’Eden di Kazan, sembra ancora voler dire la sua. Il confronto tra Frank e la zia Butch (“io so che questo è proprio il massimo che sei in grado di fare”) resta il momento meno scontato e più divertente del film.
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