Wanda Maximoff e Visione vivono una vita idilliaca nel loro quartiere. Dopo un po’ di tempo cominciano a sospettare che tutto non sia come sembra.
Si è appena conclusa su Disney+ la miniserie WandaVision, pazzesco preludio della Fase Quattro del MCU. Un grandissimo omaggio alle sitcom storiche della televisione che si unisce alla narrazione tradizionale della Marvel. Visto che da grandi miniserie derivano grandi recensioni, la nostra redazione si è unita à la Avengers per regalarvi più pareri.
L’opinione di GianDrewe
WandaVision è una delle serie d’intrattenimento più belle mai confezionate. Finalmente il pubblico, abituato al binge watching, torna ad attendere desideroso la puntata successiva come ai vecchi tempi. E’ senza dubbio il prodotto più originale, e particolare, della Marvel ma riesce a unire appassionati e detrattori dell’Universo più prolifico di supereroi.
Clamoroso, irresistibile l’omaggio alle sitcom storiche, da Vita da strega a Modern Family, dove troviamo un’inedita autorialità e una fantastica cura nei dettagli. Niente è lasciato al caso ed è una goduria comporre questo puzzle stratificato pieno di sorprese ed emozioni. Piano piano tutti i nodi vengono al pettine, la sceneggiatura è solidissima e piena di azione, epicità, dramma e tensione. Anche nelle situazioni idilliache si respira un po’ di malinconia, di disagio e inquietudine.
Un prodotto pazzesco che è già storia della televisione con grandi sequenze di azione.
Elizabeth Olsen ha finalmente l’attenzione, e lo spazio, che merita. Il cinefilo di nicchia è un decennio che è al corrente del suo talento già nel suo debutto in La fuga di Martha con Sarah Paulson e la sua performance come Wanda è la sua consacrazione al grande pubblico, visto che passa da comprimaria a protagonista assoluta. Ha una chimica pazzesca con Paul Bettany, grandissimo talento, entrambi divertentissimi ma anche intensi. Una coppia meravigliosa, senza se e senza ma.
WandaVision è il prodotto Marvel recitato in maniera migliore, uno dei rari casi dove l’interprete non viene fagocitato dal personaggio che interpreta. Incredibilmente brava, e irresistibile, Kathryn Hahn che vince il premio del pubblico per quanto piena di sfumature e di carisma. Indimenticabile!
Questa miniserie è di una bellezza sconfinata: diverte, ti carica e ti fa anche piangere, pure non poco. Ti fa affezionare così tanto ai personaggi, alle vicende, alle continue domande che uno si pone di settimana in settimana che quando finisce, mentre guardi i titoli di coda con le classiche scene a sorpresa, già ti manca tutto.
La sparo grossa? WandaVision è il Twin Peaks delle serie d’intrattenimento. L’ho detto.
Ora attendiamo con ansia questa nuova fase. Le premesse sono più che eccellenti. Applausi (e lacrime).
L’opinione della Sposa
Se dovessimo individuare la punta di diamante che spicca in quello che si può definire il miglior prodotto Marvel di sempre (almeno finora), potremmo dire senza ombra di dubbio che si tratta di un’abilità narrativa definibile, molto semplicemente, come “unire i puntini”.
Perché se i primi due episodi sono stati qualcosa di sperimentale per il MCU, sperimentazione comunque orientata all’omaggio verso le grandi serie che hanno plasmato la cultura televisiva americana e non solo (Lucy e io, The Dick Van Dyke show, Vita da Strega e Gli Amici di Papà, giusto per citarne alcune), ci siamo trovati di fronte sin da subito a qualche “puntino” qua e là che permette di grattare la superficie, di intravedere oltre la maschera di commedia così rilassante ma allo stesso tempo disturbante poiché così stridente rispetto alla realtà conosciuta di Wanda Maximoff e Visione.
E dunque col passare degli episodi lentamente i “puntini” si uniscono e si si trasformano in una narrazione complessa che riflette una visione più ampia, mentre il personale “Velo di Maya” della protagonista si squarcia, rivelandosi proprio grazie ad una scrittura eccellente che spiega ogni cosa, dando un senso plausibile anche dove non sembrava possibile.
L’MCU ci ha insegnato che tutto necessariamente finisce per incastrarsi: WandaVision non fa eccezione e si interseca perfettamente sia nella fase precedente che come primo mattone della nuova fase Marvel.
Sceneggiatura quindi spina dorsale e punta di diamante di un prodotto realizzato tecnicamente in maniera ottima, supportato da una eccellente recitazione che riesce a portare la narrazione a crescere fino al climax dell’ultimo episodio, dove WandaVision si rivela essere molto più di ciò che ci si aspettava, forse perché inizialmente tenuto nascosto per poi manifestarsi in tutta la sua drammaticità: perché ci troviamo di fronte ad una storia sull’accettazione del dolore, sull’elaborazione del lutto e, soprattutto, sul lasciare andare.
Di quanto detto, comunque, poco sarebbe stato realizzabile senza l’apporto importantissimo dei due protagonisti: sicuramente Paul Bettany ed Elizabeth Olsen svolgono un lavoro ben oltre le aspettative, cimentandosi in registri forse anche lontani dalle loro corde (la comedy iniziale, ad esempio) ma uscendone comunque a testa alta se pensiamo al momento dello strepitoso dialogo dell’ultimo episodio, cuore dell’intera serie.
Ottima prova anche di tutti i comprimari sui quali brilla Kathryn Hahn, meravigliosa spalla sin dall’inizio ma ancora di più fino alla scoperta di cosa nasconde il suo personaggio – rivelazione intercettata dai fan più accaniti ma comunque non meno intensa.
Con WandaVision l’MCU fa un salto di qualità a livello tecnico e narrativo, osando e sperimentando con un scommessa rischiosa ma, possiamo asserire, assolutamente vinta.
L’opinione di Quentin Sorrentino
Gli equivoci e i situazionismi arguti durante un invito a cena da classica sit 50’s, con tanto di risate finte del pubblico pagante. L’auto celebrazione degli archetipi televisivi americani parte da Vita da Strega e The Dick Van Dyke Show ed arriva ai più recenti The Office e Modern Family con Wanda che rompe la quarta parete e parla direttamente al pubblico di casa. E’ un continuo gioco metafilmico che ammicca alla bolla nella quale si è rifugiata Wanda che si rivolge al pubblico che sul divano di casa guarda Disney + convinto di non essere, lui stesso parte di quel subconscio collettivo, fatto di vite false, con sogni falsi e mutui veri.
WandaVision è l’apoteosi del plexiglass della serialità in cui non bastano 9 episodi per definire molti dei personaggi di cui non si ha traccia di spessore psicologico. Ma soprattutto l’esegesi di questa operazione ci conduce alla triste ed inevitabile constatazione che il tema dell’elaborazione di un lutto, portante nelle intenzioni degli autori, resta in superficie. Bella, elegante, patinata, ma pur sempre una superficie. La forma che divora il contenuto.
Tutto preconfezionato e prevedibile, tutto programmato proprio come Westview o come l’isolotto di Truman Burbank, come le nostre esistenze.
Rimane solo l’illusione di un qualcosa di “bello”, un sorriso indotto, un pianto a comando.