Home Speciale Venezia 76: The Laundromat – La Recensione

Venezia 76: The Laundromat – La Recensione

Come portare sullo schermo lo scandalo dei Panama Papers, ovvero i documenti inviati da una fonte anonima ad un quotidiano tedesco che rivelarono la creazione di migliaia di società offshore e che coinvolsero politici e personalità di spicco in tutto il mondo?Scegliere il metodo di una classica spy story oppure osare qualcosa di meno convenzionale?
Soderbergh opta per la seconda strada e, supportato dalla possibilità di avere nel cast personaggi come Gary Oldman, Meryl Streep e Antonio Banderas, dà vita a quello che potremmo definire il metodo McKay, utilizzando la tecnica giá vista nelle pellicole del regista di Philadelphia come La grande scommessa e Vice.

Partendo da un tragico incidente in una gita in battello che coinvolge Ellen Martin (Meryl Streep), Gary Oldman e Antonio Banderas, nei panni degli avvocati Mossack e Fonseca (titolari dello studio legale che crearono le società incriminate), rompono la quarta parete per spiegare al pubblico fondamenti di economia e soprattutto cosa si cela dietro le società offshore.
Nel frattempo la narrazione oscilla tra la trama principale, ovvero una Ellen che cerca di scoprire il gioco di scatole cinesi che si cela dietro una compagnia d’assicurazione farlocca, e le storie che si intrecciano allo studio legale Mossack & Fonseca con i loro loschi affari.
La Streep e Oldman a Venezia
Con tre campioni a sua disposizione, Soderbergh si concede il lusso di giocare con una storia difficile per renderla il più comprensibile possibile, utilizzando una narrazione atipica eppure perfettamente funzionante nel contesto, trasformando un potenziale legal drama in una commedia piacevole ma intelligente.
Da segnalare lo strepitoso monologo finale Meryl Streep.

Articolo a cura de La Sposa