È sbarcato al Lido con tutto il suo carico di hype il nuovo Joker di Todd Philip, che affida a Joaquin Phoenix la responsabilità di interpretare un personaggio iconico nella storia della Dc Comics, l’eterno rivale di Batman che ha goduto nel tempo di interpretazioni eccelse sul grande schermo, come quella indimenticabile di Jack Nicholson del 1989 o quella intensa del compianto Heat Ledger ne Il cavaliere oscuro.
Scevro dei richiami iconici alla storia principale – ci muoviamo in una Gotham iperviolenta, con il tycoon Thomas Wayne candidato sindaco – ci troviamo di fronte ad una maschera di disperazione ed emarginazione, magistralmente interpretata da un Joaquin Phoenix si cuce addosso il folle pagliaccio e lo fa suo proprio come erano riusciti Ledger e Nicholson.
Todd Philips decide di narrare un mondo in bilico, al confine tra il bene e male ma soprattutto nella percezione che l’essere umano ha di essi: lo stesso Joker ne esce come una figura a metà, che decide solo alla fine di una lunga e coerente discesa nella follia e nell’alienazione più profonda di compiere il salto, di reagire e mostrarsi per ciò che è, nascosto dal trucco da Joker eppure ormai a viso aperto, senza più filtri di sorta.
Mentre proprio il nostro giudizio rimane sospeso poiché, a parte gli efferati omicidi, rimaniamo in bilico e non siamo capaci di schierarci del tutto, perché usando le parole del Joker di Phoenix esiste un sistema che sceglie cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, un sistema spesso corrotto e spietatamente giudicante verso chi non è conforme alla società. Un sistema al quale Arthur, pur cercando di adattarsi, non appartiene e che squarcia in diretta televisiva, proprio al late show di un cinico conduttore televisivo, interpretato da Robert De Niro.