Home Rubriche Outsider Una classe per Zupan : “Class Enemy” – di Rok Bicek (2013)

Una classe per Zupan : “Class Enemy” – di Rok Bicek (2013)

Debuttare in maniera più che egregia a soli 28 anni con la propria opera prima? E’ possibile. Si, nel caso del regista sloveno classe 1985 Rok Bicek tutto questo è stato possibile, perchè il suo primo lungometraggio intitolato “Class Enemy” è davvero un gran bel film.
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2013, premiato nella settimana Internazionale della Critica e scelto come rappresentante della Slovenia per concorrere nella cinquina finale come miglior film straniero alla passata edizione degli Academy, il film è ambientato nell’ambiente scolastico.
In una classe di una scuola superiore arriva a sostituire l’insegnante in stato di gravidanza il professore di tedesco Zupan, che con il suo modo di fare un po’ autoritario ed esigente, provoca subito scompiglio in una classe, e più in generale in un ambiente scolastico in cui il rapporto tra alunni e professori è molto più amichevole di quello che gli studenti hanno con lui. Quella che era una semplice antipatia iniziale si trasforma però in qualcosa di più grande dopo il tragico episodio legato ad un’alunna del professore, la giovane Sabina, che accentuerà in maniera inevitabile il distacco tra la classe e Zupan stesso, accusato anche dell’episodio legato alla ragazza, oltre che per i suoi metodi di insegnamento cinici e da “nazista”.

02 class Enemy

La grandezza del film di Bicek sta nel trasmettere messaggi molto importanti ed avere una forte carica emotiva pur nel suo essere minimalista.
Praticamente inesistente la colonna sonora, che ha come unico brano quello eseguito al pianoforte da Sabina, che viene ripetuto altre volte durante la pellicola.
Il film è completamente girato tutto in interni, nell’edificio scolastico, con colori freddi ed asciutti. Il campo d’azione è molto ristretto, i protagonisti vengono ripresi solo nel viso e poco più, ma è proprio li che si sviluppa tutta la loro recitazione, con facce, sguardi, dialoghi (molto presenti, legati fra loro e fondamentali).
Attraverso un episodio triste, quello della morte di una studentessa, (episodio che il regista ha veramente vissuto nella sua vita liceale), Bicek piano piano fa venir fuori tutta la rabbia dei giovani studenti della classe di Zupan contro il suo professore, ingiustamente accusato di essere un insegnante dai metodi nazisti e che non ha nessun senso di pietà, nemmeno di fronte alla morte di una sua alunna.
I ragazzi non sentono ragioni e si compattano subito contro il loro insegnante, in una lotta tutti contro uno senza esclusione di colpi.
Ma nella vita non sempre tutto può essere visto nei soli colori di bianco e nero (notate bene la locandina del film), perchè ogni evento ha sempre molteplici cause e ragioni. Ed ecco che da un certo punto in poi, quella classe che sembra molto unita, diventa una molteplicità di personalità, in cui ogni ragazzo mostra il suo vero motivo di odio, che però porta il gruppo a sfaldarsi.
Il regista Bicek vuole mostrarci la sua idea dell’attuale sistema scolastico, in cui forse non c’è nessun vincitore, dagli studenti che criticano il sistema ma che non sanno cosa vogliono dal futuro, e non si sforzano di capire quanto un’istruzione valida possa aiutarli più che nella scuola, nella vita, dai professori colleghi di Zupan che cercano sempre di chiudere un occhio di fronte a problemi più grandi per far andare le cose “come sono sempre andate”, ai genitori degli alunni, che reincarnano a pieno pregi e difetti dei loro figli (la scena della riunione di classe è veramente significativa in questo). E Zupan rimane da solo a combattere, cercando con i suoi esigenti metodi di insegnamento di far crescere i suoi allievi non solo come studenti, ma come uomini, ma in questo viene mal capito dalla classe e dai suoi colleghi.

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La classe vede la morte della propria compagna come un motivo di attacco al sistema, il professor Zupan, seppur a modo suo, cerca di sfruttare l’accaduto per far crescere e maturare i suoi studenti, che vagano verso il futuro senza una meta precisa. E così il fermento giovanile di questi ragazzi sloveni (paese con un alto tasso di suicidi), diventa un po’ l’inquietudine della gioventù attuale, che di fronte ad un problema, invece di cercare una soluzione per crescere, più facilmente cerca solo di trovare un colpevole, con sentenze spesso non appoggiate da solide basi argomentative ma solo da credenze personali che si basano su antipatie o sul nulla assoluto.
Senza cadere in dialoghi e situazioni stucchevoli e didascaliche, e centrando tutto sui dialoghi e sulla recitazione dei protagonisti, Bicek firma un’opera prima che partendo da un lutto analizza la situazione attuale dei giovani studenti, del sistema scolastico, e dell’importanza che la cultura può avere nel nostro processo formativo.
Stupenda la scena finale in cui il professore utilizza la lingua degli studenti (e non il tedesco come era solito fare nelle sue lezioni), per dare un importante messaggio ai suoi allievi.

Un film veramente interessante ed educativo.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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