– Alessandro Faralla –

È difficile immaginare che persone di una certa levatura, non per profondità d’animo, come i politici possano invitare o accettare che un monaco sia presente in un vertice che può cambiare drasticamente l’economia, ma cosa più importante il destino di milioni di persone.
Eppure in Le Confessioni Roberto Andò riesce a farci accettare senza troppo straniamento questo scenario.

Siamo in Germania, in un lussuoso resort si riuniscono per un G8 i ministri dell’economia pronti ad approvare una manovra finanziaria dalle conseguenze drammatiche.
Il direttore del Fondo Monetario Internazionale Daniel Roché (Daniel Auteuil), decide di invitare un monaco italiano, Roberto Salus (Toni Servillo), una scrittrice di libri per ragazzi (Connie Nielsen) e una rock star (Jhoan Helderberg).
La sera prima del vertice Daniel Rochè si confida con Salus.
Da quell’istante cambia tutto: il segreto della confessione è un macigno che provoca spaesamento e insofferenza nelle menti e negli animi degli altri delegati.

MInistri G8 Le confessioni

Il tempo sembra fermarsi in un contesto cristallino e puro dove la terra incontra il mare.
Salus è una figura impenetrabile, quasi invisibile che mette alla prova i presenti con la forza del silenzio, la tranquillità, il dosaggio e la scelta delle parole.
Se è vero che “il tempo è una variabile” Andò è la lancetta che scandisce le mosse e i pensieri dei ministri, li costringe a prendere atto della loro vulnerabilità, dell’impossibilità di mantenere il controllo sulle situazioni.
Il regista fa emergere l’essenza del racconto per immagini, grazie ad una fotografia pulita e semplice. L’ambiente è si agiato ma al tempo stesso scarno, minimalista, una scelta visiva che permette allo spettatore di sentirsi quasi sullo stesso piano dei politici e che fa vacillare i protagonisti, cercando di “umanizzarli”, rendendoli coscienti delle loro azioni.
Le Confessioni è un film posato, quasi muto che fa dei pochi suoni e delle immagini la propria ricchezza, sollecitando i protagonisti ad ascoltare la propria voce.

In una società assediata dal rumore, dalla frenesia, da poteri che vogliono destabilizzarci Andò sceglie un monaco misterioso per rimarcare il dono della parola e il valore della riflessione.

VOTI FINALI
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Redattore

- Il cinema per me è come un goal alla Del Piero, qualcosa che ti entra dentro all'improvviso e che ti coinvolge totalmente. È una passione divorante, un amore che non conosce fine, sempre da esplorare. Lo respiro tutto o quasi: dai film commerciali a quelli definiti banalmente autoriali, impegnati, indipendenti. Mi distinguo per una marcata inclinazione al dramma, colpa del Bruce Wayne in me da sempre. Qualche gargamella italiano un tempo disse che di cultura non si mangia, la mia missione è smentire questi sciacalli, nel frattempo mi cibo attraverso il cinema, zucchero dolce e amaro dell'esistenza -