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The United States vs. Billie Holiday – La Recensione

«Eravamo nel bel mezzo del montaggio ed è morto George Floyd», ricorda il regista Lee Daniels. «La gente mi inviava video di protesta di persone che cantavano Strange Fruit in mezzo alla strada. È stato pazzesco».

The United States vs. Billie Holiday, è il nuovo biopic sulla Holiday dopo quello del 1972 in cui ad interpretare la cantante fu un’altra regina come Diana Ross nel film Lady Sings the Blues.

Ma The United States vs. Billie Holiday non è solo la storia di una delle voci più importanti, influenti e riconoscibili della storia della musica, ma anche e soprattutto quella di una canzone, appunto “Strange Fruit”. Il pezzo che parla degli strani frutti del sud, i corpi appesi agli alberi e linciati dei neri, venne per anni boicottata dai federali e in particolare da Harry Anslinger (Garrett Hedlund) che dichiarò guerra alla cantante approfittando delle sue dipendenze fino a farla morire sola e incatenata in un letto di ospedale nel 1959 a soli 44 anni.

Il film ci parla anche della relazione tra la Holiday e un agente nero di nome Jimmy Fletcher (Trevante Rhodes), messo alle calcagna di Lady Day proprio dall’FBI per seguirne i movimenti. La pellicola accenna anche al rapporto scandaloso che la Holiday ebbe con l’amica Tallulah Bankhead (Natasha Lyonne) ricca, borghese e con l’aggravante di essere bianca.

Il regista si muove con sicurezza evitando narcisismi agiografici e riesce ad emozionare con un film potente, sobrio e ricco di canzoni indimenticabili.

Ma su tutto spicca la performance di una straordinaria Andra Day, che ha già vinto il Golden Globe ed è candidata come Miglior Attrice agli Oscar 2021. Cantante di successo, Andra Day è una straziante Billie Holiday, in quello che si può considerare il suo esordio cinematografico. La Day ci regala un’importante interpretazione fisica, per le riprese infatti l’attrice ha perso 18 chili e ha iniziato a bere e fumare, lei da sempre non fumatrice e astemia. A ciò va aggiunta una performance canora che fa rivivere la voce indimenticabile della Holiday, tanto da poterle confondere.

Un pellicola musicale ma soprattutto un film di protesta nell’era del Black Lives Matter, quando l’America è ancora afflitta da un endemico e intollerabile razzismo.

A dispetto di chi pensa che le proteste e le sommosse per i diritti civili siano esagerati e anacronistici, The United States vs. Billie Holiday chiude con una didascalia che ci ricorda come nessuna legge anti-linciaggio sia stata approvata dalle Camere.

Nell’aprile del 2021, i frutti sono ancora appesi.