The Suicide Squad – Missione suicida è una sarabanda pop in cui un gruppo di improbabili supervillain si trova ad affrontare una stella marina gigante.
Il deus ex machina di questa folle ed elettrizzante operazione è James Gunn già firma dei Guardiani della Galassia per la MCU, poi licenziato dalla Disney per alcuni vecchi tweet in cui ironizzava su argomenti come lo stupro e l’AIDS. Quindi entrano di scena la Warner e la DC Films, che assumono Gunn per questo sequel/reboot di Suicide Squad del 2016.
Gli danno carta bianca per quella che, sulla carta, poteva essere una vera e propria “Missione Suicida” e lui li ripaga con un’opera sontuosa. Un turbinio di violenza a dir poco granguignolesca, divertimento e ritmi forsennati.
Fontane di sangue da far invidia al miglior Kitano, coreografie à la John Woo in un calderone di citazioni metacinematografiche.
E poi si avverte sin dalle prime battute un’attenzione maniacale ai dettagli. Una definizione essenziale dei tanti personaggi, con i quali lo spettatore instaura un’empatia immediata, anche verso quelli che schioppano dopo soli 30 secondi.
Il solo personaggio di Polka-Dot Man (che, a detta dello stesso Gunn, è considerato il più stupido di tutti i tempi dai fan della DC Comics) è da solo un pamphlet freudiano. Ci sarebbe da riflettere anche sulle suggestioni/riflessioni sociopolitiche, ma non c’è tempo!
Seguono scene frizzanti, audaci, battute edgy, provocatorie e ancora tanto sangue.
Bisognerebbe anche parlare del cast, accuratamente scelto: Margot Robbie che torna nei panni di Harley Quinn, Idris Elba che veste quelli di Bloodsport, John Cena nel personaggio di Peacemaker (si attende uno spin-off), Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller, David Dastmalchian nel già citato Polka-Dot Man, Daniela Melchior in Ratcatcher e Sylvester Stallone che nella versione originale presta la voce a Nanaue/King Shark.
Resta un approccio totalmente anarchico e strafottente che colloca The Suicide Squad tra i miglior superhero movies di sempre, nato quasi a sfregio e sulle ceneri di tante altre pellicole di genere, stantie, family friendly, piene di testosterone, ma prive di sentimenti.