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The Party: una black comedy sulla sinistra europea

L’ultima fatica della regista inglese Sally Potter è una black comedy di stampo teatrale. Una pièce intelligente e raffinata condita con il più classico humor britannico. Sette personaggi (più uno) in cerca di autore. Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cillian Murphy, Emily Mortimer, Cherry Jones. Meravigliosi interpreti per questo raffinato pamphlet sulla crisi della sinistra radical chic inglese (e diciamolo…anche un po’ italiana).

Il titolo stesso è un programma: The Party inteso sia come la festicciola (poco ilare, tra segreti, misfatti e drammi) e il Party inteso come partito politico, nello specifico quel Labour Party che non è riuscito ancora a riprendersi dal collasso del blairismo e dalla disfatta della Brexit. Anni difficili per questi personaggi perfettamente pennellati dalla Potter. Stilemi di un passato politico démodé, non più al passo coi tempi. Dropout sessantottini in cerca di un’identità che collidono anche in parte per colpa dei loro ideali e delle loro passate battaglie politiche.

La pellicola parte dalla piccola festicciola organizzata da Janet, un’esponente di spicco del partito Laburista inglese che insieme al marito Bill, docente universitario in crisi, ospita April e fidanzato tedesco Gottfried (un esilarante Ganz). Martha, insieme alla compagna Jinn incinta di tre gemelli e infine l’inquieto Tom. L’occasione della rimpatriata è il successo parlamentare di Janet, tempestata da telefonate e complimenti. Nel corso della serata però una serie di altarini verranno svelati, scoperchiando così il vaso di Pandora. Proprio il mito greco, legato a quello del celebre quanto nefasto vaso, rappresenta per l’autrice britannica un’occasione per riflettere inoltre sui successi e i traguardi raggiunti proprio dalle donne nel contesto socio-culturale mitteleuropeo.

Gli stilemi del film rimandano ad altri esempi di cinema da camera come Carnage e ancor prima La morte e la fanciulla e parlando di Polanski anche il capolavoro di Tornatore, Una pura formalità. Per altre ragioni anche Il grande Freddo di Lawrence Kasdan.

Ma ciò che maggiormente ricorda questo The Party è una sorta di sequel di quel piccolo underrated gioiello di Stacy Title Una cena quasi perfetta (The Last Supper) del 1995. Pellicola che si inserisce nella tradizione anglosassone di Arsenico e vecchi merletti. Il cerchio si chiude.

 

Questa pochade sarcastica e irreale funziona soprattutto grazie alle interpretazioni degli attori, in particolar modo Kristin Scott Thomas e Timothy Spall. Meritevole anche la fotografia di Aleksei Rodionov, un bianco e nero, essenziale e metaforico. Ma ciò che lega il tutto è il rigore intellettuale e l’autoreferenzialità della Potter, consapevole di essere o comunque sentirsi come uno dei suoi personaggi, membro di quel club del quale non vorrebbe essere parte. Parafrasando Allen.

Polverosi vinili che gracchiano vecchie canzoni, quando per strada ormai la gente gira con l’ultimo modello di I Phone.