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The Gray Man: l’action già visto dei Fratelli Russo

Tratto dal romanzo omonimo di Mark Greaney del 2009, The Gray Man racconta la storia di un letale mercenario della CIA, noto come Sierra Six (Ryan Gosling).

L’uomo scopre accidentalmente che una sezione operativa dell’agenzia lavora appunto in una zona grigia, pericolosamente e moralmente, illegale. A lui il compito di smascherare i cattivoni di turno.

I fratelli Anthony e Joe Russo cercano di smarcare il loro nome dal MCU e lo fanno affidandosi ad una spy story adrenalinica ricca di inseguimenti e scontri corpo a corpo. Il tutto fino ad un duello finale degno del miglior scimmiottamento leoniano mai concepito dal cinema mainstream, ma anche totalmente inutile, poiché il film si poteva concludere 15 minuti prima. Netflix affida ai registi un budget di 200 milioni di dollari, il film più costoso dell’intera storia della piattaforma.

Gli autori spendono ogni centesimo per ricreare un rocambolesco impianto action, con scene degne del miglior o peggior Michael Bay.

Ma i Russo dimenticano a casa la sceneggiatura, tanto da far sembrare persino Armageddon una versione 90’s di Guerra e Pace.

Tutto l’impianto motivazionale è molto blando, le silhouette psicologiche dei personaggi sono fiacche o vengono del tutto ignorate, l’intera struttura narrativa è un déjà vu di genere, totalmente privo di emozioni e conflittualità. Anche se i riferimenti più diretti sono i vari Ethan Hunt e Jason Bourne, l’idea dell’eroe e la piccola in pericolo, rimandano a Léon, Man on Fire o ancor prima Commando. Similmente a quest’ultimo cult movie, gli autori si sforzano a regalare quel vago humorous touch, che raggiunge il suo climax con la battuta su Ken Doll, che ammicca al parallelo impegno di Gosling nella Barbie di Greta Gerwig.

L’antagonista metrosexual interpretato da Chris Evans, non fa paura neanche al buio e il film è troppo testosteronico per pensare ad un coming out. Non c’è spazio, non c’è tempo e forse non sarebbe neanche servito, però lo spettatore brama un po’ di definizione dei personaggi.

Il ruolo di Ana de Armas non cambia di una virgola la storia, gli viene chiesto di smontare gli stereotipi sessisti del genere action, ma le prende di santa ragione da chiunque.

Gli altri personaggi sono totalmente in balìa degli eventi e delle acrobazie.

Non resta che il protagonista, che per estetica del film, o forse a causa dell’interpretazione monocorde di Gosling, sembra vagamente il pilota di Drive di Nicolas Winding Refn, ma non esaltatevi, è solo una suggestione. Anche di lui si sa poco e quel poco è mal raccontato.

Come diceva proprio il già citato Michael Bay “”Faccio film per adolescenti. Oddio, che crimine”.

No, non lo è, ma certo, se investi 200 milioni di dollari su un film non puoi dimenticarti di abbozzare anche solo una parvenza di storia.

Nel complesso la pellicola non è insufficiente, anzi in molti lo troveranno una perfetta distrazione dalla caldana estiva, perché ha il merito di avere una ritmica e un montaggio serrato che non annoia mai, a patto che tu abbia 15 anni o sappia simularli bene.