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The Gentlemen – Il ritorno di Guy Ritchie

Dopo essersi venduto all’industria del male con discutibili prodotti come King Arthur e Aladdin, il figliol prodigo Guy Ritchie è tornato a casa.

Ma soprattutto è tornato nella sua comfort zone. Non soltanto per l’ambientazione londinese (east o south che sia), ma per il modo di far cinema. Il ragazzaccio di Hatfield che abbandonò la scuola a 16 anni per fare il regista e divenne famoso nel 1998 con Lock & Stock – Pazzi scatenati e due anni dopo con Snatch – Lo strappo, torna ai suoi gangster, violenti, stupidi, geniali, imprevedibili e spassosi. Un bel dito medio ai live action disneyani e bentornato a casa Guy!

Quiff Haircut e giacche in tweed per esaltare il lato coolness del cinema di Guy Ritchie. Situazionismi black humor, stalli alla messicana, dialoghi metacinematografici, cut & paste ipercinetico per un cinema autoreferenziale e derivativo.

C’è persino una trunk shot tanto per ricordare al mondo che Ritchie deve molto (forse anche troppo) a Quentin Tarantino.

La storia inizia con un viscido giornalista della stampa scandalistica di nome Fletcher (Hugh Grant) che ricatta Ray (Charlie Hunnam), fedele braccio destro e tuttofare del magnate del mercato della marijuana inglese, il texano Mickey Pearson (Matthew McConaughey).

Quindi flashback e voice over perché questo è un film nel film e Fletcher in realtà vuole proporre la storia agli studi della Miramax. Si proprio quella che nel 1994 produsse Pulp Fiction, rinata dopo la brutta fine professionale di Harvey Weinstein.

Ma la storia in realtà è poco importante. La trama si rivela pressoché sterile, più fumo che arrosto. Guy Ritchie in fondo è un po’ come Wes Anderson, non ha più nulla da dire, ma la dice bene. E’ un cinema di forma più che di sostanza.

The Gentlemen non è certo il miglior film di Ritchie, ma quanto è divertente!

In 113 minuti il regista condensa doppi giochi, tripli giochi, pistole, morti ammazzati, morti esilaranti, scagnozzi, un oligarca russo ed ex agente del KGB ,combattenti di MMA amatoriali, aspiranti YouTuber, un video hip hop, una birra fredda e un uovo in salamoia.

Poi Colin Farrell, nel ruolo di Coah a rubare la scena a tutti e a risolvere tutti ci casini.

Nel cast “all male” c’è un’unica sexy e letale donna: Michelle Dockery, la celebre Lady Mary Crawley di Downton Abbey.

Se lo spunto più interessante di questa storia è il futuro del mercato della Maria, il film resta un’esilarante opera corale, messa in scena ad arte, grazie ad un cast azzeccatissimo.

Come tutti i film di Guy Ritchie (o forse meglio dire “come tutti i film”) è rigorosamente da vedere in lingua originale.