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Testimone d’accusa, di Billy Wilder (1957)

Londra.
Leonard Vole (Tyrone Power) uomo fascinoso ma di scarse qualità – si spaccia per inventore – è accusato dell’omicidio di una anziana vedova a cui si è legato per ereditarne il patrimonio.
Sir Wilfred Robarts (Charles Laughton), un grande penalista appena dimesso dall’ospedale dopo un infarto, accetta di difendere Vole convinto della sua innocenza.

Cercando di trasgredire le rigide regole che la sua infermiera (Elsa Lanchester) gli impone, niente sigari e niente caffè, Sir Wilfred ascolta anche Christine (Marlene Dietrich) che si presenta come moglie dell’accusato che però non gli piace e della cui falsità ha la prova quando, durante l’udienza, non conferma l’alibi dell’imputato.
Neanche la giuria ha in simpatia questa tedesca che Vole ha sposato ad Amburgo alla fine della guerra.
Vole sembra spacciato nonostante le arringhe del grande avvocato, che intanto smonta le accuse della vecchia governante sorda, anche lei interessata all’eredità dell’uccisa.
Non riveleremo il finale della trama per quei pochi che non hanno visto il film.

Tratto da un dramma teatrale di successo di Agatha Christie, Wilder, anche sceneggiatore, costruisce un giallo giudiziario appassionante con una struttura hitchcockiana combinata però con la consueta leggerezza del regista, una commedia degli equivoci in chiave drammatica, senza sbavature e lungaggini di sorta.
Spiazzante sia per i personaggi che per lo spettatore la conclusione della vicenda.

Tre attori eccellenti padroneggiano i ruoli e i dialoghi.
Charles Laughton, impareggiabile istrione nella parte dell’avvocato dalla salute malandata che non ha più nulla da perdere, se non la vita.
Una splendida Marlane Dietrich, ormai cinquantacinquenne, il cui fascino sembra ancora intatto, che si imbruttisce in un torvo travestimento per salvare l’uomo che ama.
Una spiritosa Elsa Lanchester (moglie di Laughton nella vita), nei panni dell’infermiera inflessibile ma comprensiva.
Tyrone Power, in una delle sue ultime interpretazioni, appare spaesato, ma riesce tuttavia ad essere convincente in un ruolo per lui insolito.

Scenografie molto britanniche del grande Alexandre Trauner, abituale collaboratore di Wilder, coadiuvato dalla bella fotografia in BN molto contrastata di Russel Harlan.
Memorabile la prova del monocolo a cui l’avvocato sottopone i suoi assistiti per verificarne la sincerità.

Gigi De Grossi