Home recensioni biografico Ted Bundy – Fascino criminale – La Recensione

Ted Bundy – Fascino criminale – La Recensione

Elizabeth (Lily Collins) è una giovane madre single con un modesto impiego come segretaria. Una sera, convinta da una sua cara amica, decide di fare baldoria e in un locale. Qui conosce Ted (Zac Efron), giovane aspirante avvocato.

Nonostante il timore iniziale, dovuto anche allo spirito di protezione nei confronti della piccola figlia, Elizabeth alla fine permette a Ted non solo di entrare a casa sua, ma nella propria vita. Per anni Ted sarà un compagno affettuoso e un padre surrogato amorevole e attento alle esigenze della famiglia. Nessuno sospetta che dietro quella faccia scanzonata e affascinante da bravo ragazzo, in realtà ci sia il volto diabolico di uno dei killer più feroci del secolo.

Parliamo naturalmente di Ted Bundy, serial killer statunitense, autore di almeno 35 omicidi (ma pare che il numero sia molto più alto) ai danni di giovani donne negli Stati Uniti tra il 1974 e il 1978.

Bundy prendeva di mira quasi sempre ragazze minute e more (forse per sfogarsi con la sua ex fidanzata). Strangolava e spesso violentava dopo la morte le sue malcapitate vittime. Talvolta le decapitava e continuava a violentare il corpo ormai in putrefazione, anche a distanza di giorni. Ecco, tutta questa violenza, tutta questa terrificante e disumana atrocità, rimane fuori dal film. La pellicola di Joe Berlinger, apprezzato documentarista, è un film che parla di violenza senza mai mostrarla. Citando la band statunitense degli Scissor Sisters: “Cause you can’t see tits on the radio”. Ovviamente col massimo rispetto per quelle povere vittime.

La pellicola si concentra su altre cose. L’aspetto psicologico ovviamente soprattutto quello di Elizabeth e della successiva compagna Carole Ann, al suo fianco durante il processo. E poi Berlinger allarga la sua opera anche sull’isteria di massa, tutta al femminile, nei confronti di un killer dal viso angelico che ha fatto incomprensibilmente innamorare migliaia di giovani donne negli anni del primo grande processo mediatico della storia.

Il titolo originale Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, è tratto dalle parole del giudice della Edward Judge D. Cowart (interpretato da John Malkovich) quando ha emesso la condanna finale.

Adattamento cinematografico del libro The Phantom Prince: My Life With Ted Bundy di Elizabeth Kendall, il film è stato distribuito in America (ma non in Italia) da Netflix. Sulla piattaforma streaming invece troverete il ben più interessante Conversations with a Killer: The Ted Bundy Tapes. Un docu-series curato proprio dallo stesso Joe Berlinger, ritratto più fedele e avvincente di Bundy.

Forse proprio per tale ragione ci si aspettava un legal thriller di stampo documentaristico. La struttura del film è quella classica del biopic, ma (a dispetto dell’esperienza di Berlinger) manca completamente di credibilità psicologica nel dipingere i personaggi. Ed è forse per questa ragione che sono andate un po’ sprecate le notevoli interpretazioni di un cast a dir poco stellare. Oltre a Zac Efron, John Malkovich e Lily Collins (Biancaneve), il film si avvale anche di attori come Haley Joel Osment (ve lo ricordate il bambino del Sesto Senso?), Kaya Scodelario (Skins, Maze Runner e Pirati dei Caraibi) e il buon Jim Parson che fa sempre un po’ fatica a svestirsi dalle t-shirt del suo Sheldon. Va infine citata anche la partecipazione di James Hetfield, frontman dei Metallica nella parte dell’agente Bob Hayward. Con il musicista e per il musicista, Berlinger infatti ha scritto Metallica: This Monster Lives nel 2004.

Quanto alle musiche, scandiscono piacevolmente il passare degli anni, visto che la vicenda inizia nel 1969, si chiude nel 1989. Tra i pezzi, spiccano titoli come: Do You Believe In Magic? dei The Lovin’ Spoonful, Crimson and Clover di Tommy James e ovviamente The Four Horsemen proprio dei Metallica

Insomma un discreto film, ben recitato, che si lascia vedere, ma che non affonda mai la stoccata vincente.