David, uno studente di fisica, viene in possesso di uno strano e piccolo oggetto sferoidale che, una volta manipolato, permette il salto in una dimensione parallela, molto simile alla dimensione “reale”, ma con dettagli differenti non proprio da poco. Comincia così, per il nostro protagonista una terribile odissea…
I due giovani registi Sandro Tarter e Alessio Vasarin, con un budget irrisorio (nemmeno 4 mila euro…) riescono a girare un credibile film di fantascienza, impresa in passato assai rara per i registi italiani che hanno bazzicato in questo genere cinematografico. Un film quasi senza effetti speciali (e quei pochi presenti, assolutamente dignitosi), ma che riesce a rendere visivamente in modo perfetto la complessità della sceneggiatura. Tutto ciò soprattutto grazie alla sapiente scelta di attori e locations. Due fattori importantissimi per la buona riuscita di uno sci-fi a budget quasi zero come STRINGS. Colpisce anche l’ottima fattura della fotografia, tutt’altro che sciatta e amatoriale, ad opera dello stesso Vasarin.
(su Youtube il film completo)
La sceneggiatura, al netto di qualche lungaggine di troppo, amalgama bene la traccia fantascientifica (piena di interessanti quesiti filosofici e morali) con le storie personali e sentimentali dei giovani protagonisti coinvolti. La banalità dello script, vivaddio, stavolta è bandita. Caso più unico che raro nel panorama indie italiano. Anche il finale, potente e struggente, resiste a qualsiasi tentativo di banalizzazione, semplificazione o plagio di altre opere.
Altra nota di merito va al protagonista, Luca De Marchi, volto ideale per questo tipo di personaggio. E oltretutto curiosamente somigliante al più noto collega Daniel Radcliffe a.k.a. Harry Potter. STRINGS ha partecipato a molti festival internazionali e ha vinto il premio come miglior sceneggiatura al Singapore World International Film Festival. Uno dei migliori film indipendenti italiani degli ultimi anni.