Liesel è una giovane fanciulla che ha appena perso il fratellino e che viene abbandonata dalla madre, costretta a fuggire dalla Germania nazista per la sua diversa ideologia politica. La piccola viene così affidata alla famiglia Hubermann e dopo le prime esitazioni dovute all’ambientamento e all’iniziale diffidenza della signora Rosa (Emily Watson) costruisce con la sua nuova famiglia (soprattutto con il padre Hans) e con l’amico Rudy, un forte legame affettivo. Inoltre coltiverà quella che sarà la sua più grande passione : la lettura. Giunta in Germania infatti con un libro da lei rubato e non sapendo leggere, grazie all’aiuto del padre prima, e del rifugiato ebreo Max (che le insegnerà l’importanza della lettura e soprattutto della parola per interpretare il mondo ed i suoi accadimenti ) darà sfogo a tutta la sua voglia di conoscenza che l’aiuterà a capire meglio i fatti che di li a poco avverranno (siamo nel pieno della Seconda Guerra mondiale) e porteranno alla sua maturazione, da bambina innocente ed indifesa, a ragazza matura.
Utilizzando il semplice contesto familiare , il regista del film “Storia di una ladra di libri” Brian Percival ci regala un film di buon livello. Attraverso la lettura ed i libri, prime vittime della dittatura nazista (nel film si fa cenno anche alla notte dei cristalli) e dello spietato Hitler, la piccola Liesel compie un percorso di maturazione forse anomalo per le ragazzine della sua età, in quanto a tempi, ma sicuramente importante. Impara a leggere (anche tra le righe), impara a farsi un’idea sul momento storico che la circonda e sulle persone che gli sono intorno, e coltivando questa sua passione riesce a rendere per lei, e per la sua famiglia, meno amara l’esperienza di una Guerra che ha sconvolto migliaia di persone. Attraverso la cultura, Liesel riesce a proteggere e tenere viva se stessa, superando molti momenti di difficoltà, anche quelli in cui la Signora Morte (che però ha una voce maschile) viene a riscuotere i suoi tributi.
Percival con questo film all’orrore della guerra contrappone la forza della cultura, che riesce a mantenere lucide le menti di chi rifiuta la violenza, e per cercare attraverso di essa, di non ripetere errori passati preservare ciò che di buono la storia ci ha tramandato.
Il film, trasposizione cinematografica del romanzo “La bambina che salvava i libri” di Markus Zusak, ha ricevuto sia ai Golden Globes che agli ultimi Academy Awards la nomination come miglior colonna sonora.
Da vedere.15