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Storia del cinema dell’Estremo Oriente: i primi film

Capitolo 2. Tra XIX e XX secolo: le prime esperienze cinematografiche

Le prime pellicole che il pubblico dell’Estremo Oriente ebbe la possibilità di vedere erano tutte di produzione occidentale, principalmente francese. La Corea e la Cina produrranno i loro primi film solo nei primi anni del XX secolo, mentre il Giappone già esperì il primo tentativo di produzione cinematografica nazionale tra il 1898 e il 1899.

I primi film giapponesi erano scene di vita reale tratte dalle strade delle città o dalle danze delle geisha e la maggior parte di questi film erano girati da Asano Shiro, il quale è, a tutti gli effetti, uno dei primi registi della storia giapponese. Egli realizzò anche alcuni film a tema kwaidan, le storie di mistero e fantasmi che hanno sempre caratterizzato la cultura letteraria e cinematografica giapponese (si pensi, ad esempio, a film come Kwaidan di Kobayashi Masaki e Ugetsu Monogatari, “I racconti della luna pallida d’agosto”, di Mizoguchi Kenji o al più recente Ju-on di Shimizu Takashi), tra i quali Bake Jizo, “Lo spaventoso Jizo”, e Shinin no sosei, “La resurrezione di un cadavere”, di cui, purtroppo, non ci sono arrivate immagini. Contemporaneamente all’opera di Asano vennero realizzati anche film che erano estremamente debitori al teatro kabuki, essendo degli adattamenti di celebri spettacoli: il primo di questi film fu Momijigari (“Passeggiata sotto le foglie d’acero”), diretto da Shibata Tsukemichi. Si tratta di un film della durata di circa tre minuti in cui risulta evidente ancora un’estrema rozzezza nell’utilizzo del mezzo cinematografico, come, d’altronde, accadeva anche nei primissimi film di qualsiasi parte del mondo. Un uomo combatte contro un demone che si era celato dietro le sembianze della principessa Sarashina. La camera di Shibata resta ferma e si limita a riprendere l’azione che viene inscenata dai due attori (Onoe Kikugoro V, che interpeta l’uomo, e Ichikawa Danjuro IX, il quale recita nelle vesti della donna/demone, due dei più importanti attori del teatro kabuki dell’epoca), impersonando un ipotetico spettatore ma privandolo della mobilità della testa: infatti, è ancora del tutto assente la consapevolezza del campo e uno degli attori per qualche istante sparisce per metà dalla scena, non venendo seguito dalla macchina da presa, cosa non rara nel cinema delle origini.

Un frame di “Laogong zhi aiqing”, Labourer’s Love.

La Cina sviluppa una propria cinematografia in leggero ritardo rispetto al Giappone. Mentre già sul finire del XIX secolo, come abbiamo visto, in Giappone venivano prodotti i primissimi esperimenti filmici, in Cina bisognerà aspettare il 1905 per vedere un film totalmente cinese. Come accadde nella Terra del Sol Levante, anche qui il cinema nasce da una costola del teatro: infatti, il primo film della storia cinese (la cui pellicola è andata perduta negli anni ’40) fu Dingjun shan, “Il monte Dingjun”, diretto da Ren Quingtai, che riprese una performance dell’Opera di Pechino. Si tratta della trasposizione teatrale della Battaglia del monte Dingjun, tratta da “Il romanzo dei Tre Regni” di Luo Guangzhong. La Cina ingolosì molti imprenditori ed affaristi stranieri, alcuni dei quali crearono le prime sale (risale al 1908 la nascita della prima in assoluto, gestita da uno spagnolo), nelle quali venivano proiettati film francesi e statunitensi, che, all’epoca, erano quanto di meglio il mercato cinematografico potesse offrire, mentre altri fondarono le prime case di produzione, le cui sedi erano situate a Shanghai, centro nevralgico del cinema cinese delle origini. Per trovare il primo film cinese originale e, dunque, non più dipendente dal teatro, bisognerà aspettare il 1913, quando Zhang Shichuan (una delle personalità più importanti del cinema cinese del periodo) scrisse e diresse, insieme a Zheng Zhengqiu, Nànfū Nànqī, il cui titolo internazionale è “The difficult couple”. Si tratta del primo film con copione della storia cinese. Tre anni più tardi, nel 1916, Zhang Shichuan fonderà anche la prima casa di produzione totalmente cinese, la Huanxian Film Company, e la Mingxing Film Company nel 1922, che per molto tempo sarà la più importante casa di produzione cinese e che debuttò con Labourer’s Love (Laogong zhi aiqing).

L’industria cinematografica coreana era più arretrata (o, forse, sarebbe meglio dire “in ritardo”) rispetto a quelle di Cina e Giappone. Durante i primi 20/25 anni di storia del cinema, non vennero prodotti film coreani ma, comunque, vennero registrate delle immagini di vita coreana. Fu un fotografo e viaggiatore americano, Burton Holmes, a realizzare i primi film in Corea: queste sue opere vennero mostrate alla famiglia reale coreana nel 1899 e, nel giugno del 1903, divennero protagoniste di una proiezione pubblica. Sempre in quell’anno vide la luce, a Seul, la prima sala cinematografica in Corea, il Dongdaemun Motion Picture Studio, e nel 1907, sempre nella capitale coreana, il teatro Dansung-sa, il cui proprietario, Pak Sung-pil, fu una personaggio fondamentale nella nascita di una cinematografia coreana. Inizialmente, infatti, i film che venivano proiettati in Corea erano tutti occidentali (le pellicole più gettonate erano, tra le altre, quelle di David Wark Griffith e di Fritz Lang), finché Sung-pil decise di finanziare il primo film di produzione coreana, Uirijeok Gutu (internazionalmente noto come “Loyal revenge”), ormai andato perduto, e anche il primo documentario, “Scene da Kyongsong City”, entrambi proiettati il 27 ottobre del 1919.

Onoe Matsunosuke.

Come avveniva nel periodo del muto in Occidente, anche in Giappone vennero assunte delle figure professionali che avevano il compito di raccontare al pubblico cosa stesse accadendo sullo schermo, i cosiddetti benshi, che potevano essere anche accompagnati da un sottofondo musicale e, proprio come accadde in Occidente, queste figure sparirono a poco a poco con l’avvento del cinema sonoro, avvenuto nel 1927 in America (The jazz singer) e nei primi anni ’30 in Oriente. È nei primi anni del ‘900 che iniziò la sua carriera da regista Makino Shozo, considerato il pioniere del cinema giapponese. Debuttò con un film prodotto dalla Yokota Shokai, Honnōji gassen, con il quale ebbe inizio una lunga e prolifica collaborazione con un celebre attore kabuki, Onoe Matsunosuke, che divenne una delle prime “star” del cinema giapponese. La coppia Onoe-Makino pose le fondamenta di un genere che diverrà ben presto fondamentale all’interno della cinematografia giapponese: il jidaigeki. Con questo termine si indicano quei film di samurai ambientati nel Giappone feudale del periodo Edo (che ha inizio nei primi anni del XVII secolo e termina poco dopo la metà dell’800): per portare qualche esempio di jidaigeki, si potrebbero citare capolavori come I sette samurai, Rashomon e La sfida del samurai, tutti e tre di Kurosawa Akira, Lady Snowblood di Fujita Toshiya (capolavoro omaggiato anche da Quentin Tarantino in Kill Bill) e la serie di film sullo spadaccino Zatoichi, tra cui l’omonimo film di Kitano Takeshi. Ma del jidaigeki avremo modo di parlare approfonditamente più avanti.