Questa settimana la nostra amica e fan “La Sposa” ci viene in aiuto con un bellissimo pezzo sul film più atteso da anni a questa parte: Star Wars Episodio VII… Ormai siamo arrivati!
Star Wars – Il risveglio della forza
Io, all’inizio, non ero per niente convinta.
No.
Perché va bene, J.J. Abrams è un ottimo produttore e regista ed un grande sceneggiatore, dopotutto è quello che si è inventato Lost e Fringe e ha rimesso in moto il franchise di Star Trek ma… No.
No perché George Lucas aveva detto basta e già dovevamo sopportare il duro colpo di averlo visto vendere tutto alla Disney.
Ma soprattutto no perché Star Wars, almeno per me, si era concluso con la festa finale su Endor (Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi), con Luke e Leia che vedono Yoda, Obi Wan e il fu Darth Vader riuniti alla Forza e FULL STOP.
Basta.
Poi non importa che fossero seguiti decenni di Expanded Universe, di versioni non ufficiali e molto ufficiose che parlavano della vita dopo la fine dell’Impero.
Star Wars era terminato lì: degnamente, egregiamente, con onore.
Quindi all’uscita della notizia che a J.J. Abrams era stata affidata la creazione di una nuova trilogia, le mie grida di disperazione avevano risuonato nel mondo , vibrando nella Forza come una perturbazione impossibile da ignorare anche al più scafato dei Jedi.
Al primo trailer di Episodio VII – Il Risveglio della Forza, sinceramente, le perplessità erano non poche: un cast di volti emergenti e non (il premio Oscar Lupita Nyon’go, ad esempio, o Gwendoline Christie, nota per essere Brienne ne Il Trono di Spade); nuovi attori quindi nuovi personaggi, benché si sapesse che Harrison Ford, Mark Hamill e Carrie Fisher – rispettivamente Han Solo, Luke Skywalker e Leia Organa – fossero a bordo del progetto. Infine fitto riserbo sulla storia, nonostante fosse trapelato che la linea temporale sarebbe stata legata agli avvenimenti già narrati negli episodi precedenti.
Devo dire che l’apparizione del nuovo nemico, il Sith Kylo Ren con la sua spada laser come non se ne erano mai viste (con Darth Maul ci eravamo fermati alla doppia lama, qui ne abbiamo addirittura tre!) aveva creato un tremito piacevole nella Forza, ma non era ancora abbastanza per potersi sbilanciare.
Poi venne il giorno.
Venne il giorno di un nuovo trailer e della prima immagine di Chewbacca e Han Solo dopo trent’anni.
Venne il giorno in cui le certezze vacillarono, il giorno in cui la stoica resistenza alla nuova era della saga scricchiolò sotto i colpi del fanservice più puro, della paraculata che Abrams ci ha sbattuto in faccia con abile maestria: “Siamo a casa, Chewie.”
E a quel punto che, in maniera pressoché totale, folgorata, scioccata e spaesata come Luke Skywalker nel momento in cui realizza che Darth Vader è suo padre, ho capito che avrei abbracciato la più grande delle filosofie e delle scuole di pensiero: quella dell’ ESTICAZZI.
Perché Star Wars è un’istituzione incrollabile, è un sogno perpetuo che si rigenera negli anni come il Dottor Who e diciamocelo, ormai si aspetta il 16 dicembre come un bambino aspetta la notte di Natale.
Star Wars è un sogno iniziato nel lontano 1977, con il primo episodio – in realtà il quarto, nella cronologia ufficiale che non segue la distribuzione temporale – di ciò che sarebbe entrato nella storia, nella magia di effetti speciali che ora fanno un po’ sorridere se paragonati alla potenza realistica del CGI e degli strumenti attuali: eppure sono indimenticabili, ad esempio, le evoluzioni del Millemium Falcon (ricordiamolo, l’unica nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di 12 parsec!).
Nientemeno, Star Wars è una fiaba: il tòpos è quello dei più classici: la principessa, il cattivo e il cavaliere buono, e proprio come una fiaba moderna ti trasporta nel mondo dei Jedi e dei Sith, Yin e Yang di una Galassia lontana lontana dove risuona l’eterno scontro tra un bene e un male che non sono mai totalmente separati. Perché, scopriremo poi grazie alla nuova trilogia, Darth Vader è proprio colui che veniva chiamato Il Prescelto dai Jedi, giovane uomo in cui la Forza scorreva potentissima e vittima delle sue stesse passioni ed emozioni. In primis, l’amore.
Certo, la nuova trilogia, sbarcata negli schermi nel 1999 con Episodio I – La Minaccia Fantasma, ha avuto il pregio di mostrarci le motivazioni dietro gli accadimenti dei primi tre episodi, ma portandosi con sé scelte discutibili nonché feroci critiche da parte dei fans: come dimenticare la storia dei midichlorian, particelle presenti nel sangue che spiegano la presenza della Forza in un individuo, George Lucas glissò nei due film seguenti, come se la cosa non fosse mai accaduta, o l’introduzione del personaggio di Jar Jar Binks, un Gungan (razza aliena del pianeta Naboo) che è stato dichiarato all’unanimità il più odiato da tutta la galassia estesa.
Parlando di critiche, tante ne sono state mosse a Star Wars nel corso degli anni, in particolare la recitazione discutibile degli attori protagonisti dei vari episodi.
Ma di nuovo corre in nostro aiuto la più grande e liberatoria delle filosofie, la già menzionata ESTICAZZI. Perché cercare la recitazione da Academy Award in Star Wars è come ordinare piatti vegani in una Steak House: inutile e pretenzioso.
Allora esticazzi se Harrison Ford era solo un giovanotto di bella presenza, se Natalie Portman non era proprio in forma (poi però dopo ha vinto un Oscar, tanto per dire) e se pure Ewan McGregor e Liam Neeson potevano sembrare un po’ sottotono.
Esticazzi perché Star Wars non è mai stato e mai sarà l’Actor’s Studio, eppure l’esalogia si è potuta fregiare di nomi, oltre ai già citati, come quello di Sir Alec Guinness e Sir Christopher Lee interpreti rispettivamente di Obi-Wan Kenobi e del malvagio Conte Dooku.
Esticazzi perché la forza di Star Wars sta tutta negli inseguimenti tra X-Wing e Tie Fighter o nelle corse mozzafiato dei podracers; sta nelle musiche epiche di John Williams e della London Symphony Orchestra. Sta nei duelli visivamente perfetti come quello tra Darth Maul, il maestro Qui-Gonn Jinn e il suo allievo Obi-Wan, o come quello leggendario, meraviglioso ma emotivamente distruttivo tra Obi-Wan Kenobi e un Anakin Skywalker ormai consumato dal Lato Oscuro.
Ma soprattutto Star Wars è il potere dell’immaginazione, di un mondo che per trent’anni è stato capace di farci immedesimare e sognare come poche altre cose al mondo.
Mi ripeterò: Star Wars è una fiaba, un sogno, un’istituzione. E in quanto tale, J.J., con tutto il cuore ti dico che la forza sia con te. Perché come diceva il maestro Yoda: “Fare o non fare! Non c’è provare.”
Io, all’inizio, non ero per niente convinta.
Ma tu hai osato e non hai provato: tu l’hai fatto.
E dopo dieci anni, ci hai portati a casa.
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