Il film\documentario di Silvia Giralucci cerca di far luce, attraverso varie testimonianze, sulla vicenda legata a suo padre, Girolamo Giralucci, barbaramente assassinato, assieme a Giuseppe Mazzola nella sede dell’ MSI da esponenti delle Brigate Rosse il 17 Giugno 1974, a Padova, città che durante gli anni di piombo era divisa in tre zone, quella franca, quella nera, e quella rossa.
Molteplici sono le personalità che la Giralucci incontra per farsi raccontare meglio quegli anni di scontri e violenze, anni bui della storia italiana, in cui i movimenti extra parlamentari, sia di destra che di sinistra, passarono pesantemente dalle parole ai fatti, con molti episodi di guerriglia e violenza.
Vediamo quindi la regista conversare con figure come quelle di Guido Petter, Antonio Romito, Raul Franceschi, Pietro Calogero, Stefania Paternò, in cui gli intervistati raccontano quali erano gli ideali che li spinsero a prendere parte attiva a quel periodo di lotte e scontri, ad uscire fuori da certi movimenti in seguito ad alcuni episodi, descrivendoci meglio un periodo con cui ancora molti in Italia, devono ed hanno paura di confrontarsi.
Il lavoro della Giralucci , è utile a lei stessa anche per far chiarezza su molte cose che all’epoca dell’omicidio del padre, la ragazza, che aveva solo 3 anni, non poteva capire, come le scritte sui muri, o i silenzi dei parenti più grandi sulle scomode domande che la bambina cominciava a porsi.
Gran merito le va certo dato per aver creato un’opera su un periodo politico molto delicato ma senza far politica, non schierandosi quindi da una parte o dall’altra, ma lasciando alle nuove generazioni, tramite le testimonianza di quelle più vecchie, il messaggio che certe azioni, anche se mosse da giusti ideali, non devono e non possono essere mai giustificate, da qualsiasi parte o fazione esse provengano.
Di fronte a cose come queste, l’uomo, deve sempre vedere l’umanità nel prossimo, e anche nel “nemico” o avversario politico che gli sta di fronte, e quindi, scegliere senz’ altro una via diversa, da quella dello scontro, anche armato, che spesso e volentieri in quegli anni si portò una lunga scia di sangue.