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Spider-man: Far From Home – La Recensione

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Far From Home è il secondo film in solitario per il nuovo Spiderman dell’ MCU; anche se andrebbe virgolettato sia ‘solitario’ che ‘nuovo’, ma questa è un’altra storia.

L’Uomo Ragno di Holland ha una serie di ottime frecce al proprio arco: in primis proprio l’attore che per movenze, freschezza e preparazione è davvero vicino all’immaginario cartaceo del giovane Peter Parker.

Felice anche la scelta di rilanciare il personaggio sganciandolo dall’ingombrante peso dell’origin story e dello zio Ben, sostituito come figura paterna dall’altrettanto compianto Tony Stark

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La presenza di Stark a tratti è però altrettanto ingombrante, creando ricordando si il sempreverde ‘da grandi poteri derivano grandi responsabilità‘, necessario per inculcare in un adolescente in calzamaglia la spinta a diventare qualcosa in più. Un eroe.

Il problema è che la tecnologia Stark appiattisce molto il ‘da grandi poteri‘, dando in mano a Parker talmente tanta tecnologia da rendere quasi inutile il senso di ragno; E’ sempre la tecnologia il cuore pulsante della storia di Far From Home, storia che usa con sapienza l’ormai decennale bagaglio del MCU per dare profondità e un background al -notevole- villain di questo film: Mysterio.

Gyllenhaal è notoriamente una garanzia, non facendo eccezione e non sfigurando in un cinecomic; ma davvero va fatto un plauso per come il suo personaggio è stato integrato.

Nei punti più alti, Far From Home è metacinema: senza fare spoiler per quelle 10 persone sulla terra che non conoscono il background di Mysterio come personaggio Marvel, l’impiego di effetti speciali, il sensazionalismo portato all’estremo per cui

Soltanto con un mantello si può essere protagonisti

Sembra quasi un corto-circuito di quanto mamma Marvel ci sta impartendo da anni. E’ qui la forza del film, insieme alle scene oniriche in cui Spider Man lotta senza speranza, regalandoci una un’opera visiva ineccepibile.

Il resto sa di già visto, di combattimenti confusi e di amori altrettanto confusi, pur se con una MJ di un certo spessore

I post-titoli di coda ridanno uno sprazzo di energia, riesumando una vecchia conoscenza, ma soprattuto rimescolando le carte in tavola: un picco di coraggio laddove prima si è quasi fatto un passo indietro, dopo l’iniziale forza del villain.

Promosso, ma al terzo si dovrà per forza osare di più.