Netflix ci ha abituati a prodotti originali di pregevole fattura, sia come serie tv che come film, così come ha fatto anche la Corea. Qualche passo falso, però, lo hanno fatto: uno di questi è il film in esame oggi, Lucid Dream di Kim Joon-sung, un film che unisce un argomento molto interessante (almeno per il sottoscritto) come quello dei sogni lucidi ad una trama thriller con inserti fantascientifici. Come idea di base, dunque, non sembrerebbe male. Ma purtroppo, l’articolo non può finire qui.
Un giornalista investigativo, Dae-ho, dopo esser stato colpito da un qualche tipo di sonnifero, vede, negli ultimi istanti di lucidità prima di perdere i sensi, il proprio figlio, Mi-yeon, venir rapito. Per tre anni cerca di scoprire chi e perché gli abbia fatto ciò ma con scarsi risultati, fin quando viene a conoscenza dei sogni lucidi, che potrebbero aiutarlo a svelare il mistero.
La trama è piuttosto intelligente, nella sua forma embrionale, poiché mischia elementi di film gialli ad elementi da revenge movie e da fantascienza. Tuttavia, non c’è assolutamente nulla di nuovo, in tutto ciò. Lo sviluppo della storia è troppo radicato in coincidenze assurde, anche per un film parzialmente fantascientifico, e in dialoghi scialbi, insapori. E il colpo di scena finale è uno dei più telefonati che io abbia mai visto: senza bisogno di essere dei Sherlock Holmes o degli Hercule Poirot, già a metà film, se non addirittura qualche minuto prima, si capisce tutto.
La regia, così come la sceneggiatura e, vedremo in seguito, il montaggio, è piuttosto scadente, con degli errori concernenti la grammatica registica di base che infastidiscono non poco, come i numerosissimi scavalcamenti di campo e i controcampi completamente sbagliati. Kim Joon-sung si salva (più o meno) solo nelle scene d’azione, girate senza infamia e senza lode, rovinate, non raramente, da un montaggio pessimo, ben lontane da altre scene capolavoro che hanno reso quello orientale uno dei migliori cinema d’azione al mondo (si pensi, per esempio, alla scena più famosa di Oldboy di Park Chan-wook o alle numerose scene meravigliose di Hero di Zhang Yimou).
Il montaggio, come detto, è molto spesso scadente, sia nelle sequenze più movimentate che, e soprattutto, in quelle più pacate, di solo dialogo. Le inquadrature si susseguono, in tali scene, a raffica, senza dare tregua allo spettatore, che si sente schiaffeggiato (in questo caso, un paragone, assolutamente in negativo, con le scene di dialogo di Michael Bay è d’obbligo). Il montaggio non si adatta mai alla scena.
Sia che si tratti di una sequenza d’azione o di una più drammatica e riflessiva, il montaggio è sempre troppo dinamico e “aggressivo” e, a lungo andare, stanca non poco gli occhi e la mente dello spettatore.
Altro punto negativo di questo film è quello degli effetti speciali. Essi, infatti, risultano spesso posticci e sgradevoli. Legato a ciò, bisogna menzionare la recitazione degli attori, che si muovono molto goffamente nelle scene in cui la scenografia che vediamo era inesistente al momento delle riprese. Tutto ciò proietta lo spettatore fuori dall’atmosfera del film, poiché può capitare che, in una scena drammatica e ricca di effetti speciali, ci si ritrovi a ridere per via di una recitazione claudicante.
Tuttavia, nonostante quanto detto fino ad ora, nonostante tutti i difetti (gravi) esposti in questo articolo, per qualche motivo a me ancora ignoto, la resa dei sogni lucidi è più che discreta e il film risulta piuttosto godibile. Non riesco a spiegarmi nemmeno io come sia possibile, però Lucid Dream è un film che si lascia guardare, pur avendo mille errori e mancanze che, normalmente, farebbero finire un prodotto nel bidone della spazzatura cinematografica di qualsiasi appassionato.