A Bong Joon-ho bastano una manciata di secondi: la cura al riscaldamento globale ci si è rivoltata contro, portando la Terra a temperature glaciali; i pochi superstiti vivono a bordo di un treno impenetrabile a moto perpetuo. La società di sopravvissuti è divisa secondo un sistema feudale, o una delle tirannie che mai passano di moda: in coda i più poveri, tra stenti, sporco e barre proteiche di dubbia provenienza; negli scompartimenti di testa, i patrizi dotati di sauna, droga, cibo vero.
E’ Chris Evans a capitanare il gruppo di poveri verso la sanguinosa risalita del treno, mostrando un cast variegato nelle etnie ed azzeccatissimo nel rappresentare l’intera umanità; lungo gli scompartimenti, lascia a bocca aperta la maestria con cui vengono gestiti gli spazi (ci si ricorda a fatica che la scena dell’acquario, o il combattimento con gli incappucciati, si svolgono dentro dei vagoni) e alcune immagini di indubbia potenza ed impatto emotivo; rischiando di ripetermi, la scena con gli incappucciati armati di ascia è un capolavoro di ribaltamento di prospettive, con un’alternanza tra drammatico, epico, persino ridicolo.
Snowpiercer ha senza dubbio il pregio di essere una pellicola di spessore, capace di frantumare alcuni classici stereotipi cinematografici, di regalare alcuni colpi di scena davvero difficili da prevedere e di lasciarci con l’unico finale possibile e sensato.