Con Il primo giorno della mia vita Paolo Genovese piazza un altro bel colpo nella sua filmografia.
Atmosfera cupa, dramma esistenziale, qualche piccola risata, ed una prova corale del cast che convince: gli elementi classici delle sue pellicole sono tutte presenti.
La storia vede protagonisti Emilia (Sara Serraiocco), Napoleone (Valerio Mastandrea), Arianna (Margherita Buy), ed il giovane Daniele (Gabriele Cristini).
Ognuno di loro ha una sua tragedia personale, un destino che li accomuna, e non solo quello; c’è un uomo (Toni Servillo), che li raduna tutti, li porta in un hotel con pochi confort, e poi da loro una settimana.
Una settimana, sette giorni per prendere la decisione più importante delle loro vite.
Nel frattempo, in questi sette giorni, rimarranno come…..sospesi.
Una pellicola fatta di lunghi silenzi, di sguardi, di poche ed efficaci parole.
Una storia dove non c’è una performance attoriale che spunta su tutte ma che trova nella prova corale del cast il suo punto di forza.
Un ritmo non accelerato che non lascia spazio al più piccolo degli sbadigli ma invece fa riflettere parecchio, sul darsi una seconda possibilità, sul trovare il bello ed il lato positivo anche nelle difficoltà, nel sapere che ogni decisione della nostra vita, soprattutto la più importante, avrà strascichi anche per le persone che gravitano intorno a noi.
Il primo giorno della mia vita è un road movie all’interno dell’animo umano, che scavando a fondo e facendo pulizia di tutto ciò che è futile (l’esempio di come si presenta l’hotel che ospita i protagonisti è emblematico in ciò) deve trovare la forza di darsi un nuovo inizio, nonostante tutto.
A fare da sfondo a tutto ciò non c’è la Roma splendida e incantevole de La Grande Bellezza.
La Roma di Genovese è una città cupa, spoglia, e con una pioggia incessante che ben si adatta allo stato d’animo dei protagonisti.
Genovese tira fuori un bel prodotto, che affronta il tema del suicidio e del rinnamoramento alla vita legandosi poi ad altri temi molto importanti ed attuali, legati ognuno ad uno dei personaggi. Temi come la genitorialità imperfetta, l’eccessiva competitività del mondo moderno, la paura di perdere le persone care ed il loro ricordo, il male di vivere.
E per concludere come si deve, il finale, seppur immaginabile, non è per nulla scontato e non va certamente verso la direzione del volemose bene, ma rimane fedele al resto della pellicola.