1939, Strasburgo. Marcel Mangel fa il mimo in un cabaret della zona, indossando gli abiti di Charlie Chaplin.
Figlio di un macellaio kosher che disapprova le sue inclinazioni artistiche, Marcel (Jesse Eisenberg) viene assoldato tramite il fratello da un gruppo legato alla Resistenza per prendersi cura di decine di bambini ebrei che sono stati salvati dall’orrore dei campi di sterminio nazista in Germania. Grazie alle sue doti comiche il ragazzo riesce a rasserenare le piccole vittime di quell’assurda tragedia. La sua sensibilità e il suo crescente impegno verso la causa, dopo l’invasione tedesca, fa breccia anche su Emma (Clémence Poésy).
Intanto Marcel modifica il suo cognome da Mangel a Marceau, perché questo film di guerra è anche la storia del grande attore comico e mimo Marcel Marceau.
Inventore del moonwalk, passo che venne poi rivisto e reso popolare da Michael Jackson, ma soprattutto grande interprete e icona del teatro francese Marceau, combatté per la “resistance” (da cui appunto il titolo) contro l’invasore nazista. Un nemico disumano incarnato da Klaus Barbie (Matthias Schweighöfer) tristemente noto come il boia di Lione. La pellicola diventa così una fuga per la salvezza attraverso i territori occupati francesi, fino al tentativo folle di salvare i piccoli ebrei attraversando le Alpi fino in Svizzera.
Il film è stato scritto e diretto dal regista venezuelano di origini ebree-polacche Jonathan Jakubowicz, già autore di Hands of Stone con Robert De Niro.
Resistance similmente a La vita è bella e Jojo Rabbit, mitiga la tragedia col sorriso, mostra l’orrore della guerra e del genocidio nazista attraverso gli occhi dei bambini.
Non a caso la pellicola inizia con lo sguardo traumatizzato della piccola Elsbeth (Bella Ramsey) che osserva inerme la morte dei genitori. Il film di Jakubowicz vive di momenti intensi come le esecuzioni nella piscina vuota o la scena thrilling durante la fermata ferroviaria a Lione.
Nel complesso però la sceneggiatura non riesce a prendersi i suoi spazi finendo per risultare didascalica e poco coinvolgente. Escludendo la giovane Ramsey, il cast sembra leggermente fuori posto, a partire dallo stesso Jesse Eisenberg, poco credibile nelle vesti di Marceau. Seppur lontano dalla poesia naïf di Taika Waititi e del suo Jojo Rabbit, Resistance ha comunque il merito di non inseguire i dolore ma mettere in scena l’orrore e di far luce sul Marcel Marceau combattente che lo stesso attore per anni tenne al segreto.
“Le persone che sono tornate dai campi di concentramento non sono mai state in grado di parlarne … Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio”.