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Mirai: quando sono i figli che fanno crescere

Mirai (in giapponese 未来のミライ, Mirai no Mirai, lett. “Mirai del futuro”), diretto da Mamoru Hosoda, è un film d’animazione del 2018 candidato come miglior film d’animazione agli Oscar dell’anno successivo. Una particolarità? Si tratta, per un film d’animazione giapponese, della prima nomination a un prodotto che non sia uscito dallo Studio Ghibli.

Una trama-lampo

Kun-Chan è un bambino piccolo amatissimo dai genitori. Alla nascita della sorellina Mirai tutto l’affetto famigliare sembra però svanire nel nulla: l’attenzione è rivolta tutta all’ultima arrivata, che a Kun tra l’altro non sta simpatica perché non gioca con lui e i suoi amati trenini.

Mirai perplessa dall’invasione dai treni di Kun

Non solo: mamma e papà non sono nemmeno granché. Lei lavora, è sempre stanca e sgrida Kun in continuazione, mentre lui è inadeguato ai lavori di casa, incapace di prendersi cura della piccola Mirai e di badare a Kun, che vorrebbe il suo papà affianco quando impara ad andare in bici. Geloso, arrabbiato e incapace di capire i propri sentimenti, Kun scappa spesso in giardino, dove farà diversi incontri con la sorella da grande e altri membri della sua famiglia, futura o passata.

Un viaggio onirico

Quello che capita a Kun nel giardino ha del magico, certo, e ci fa sognare – o spaventare, a seconda. Tuttavia le dis-avventure del piccolo ci dicono anche, con una freschezza e una spontaneità tutta orientale, la fatica di diventare grandi e di accettare il proprio ruolo di fratello maggiore. Con Mirai ci troviamo catapultati in un mondo altro, un viaggio onirico nella fantasia di un bambino e nel suo processo di crescita.

Kun con la sorella Mirai dal futuro

Hosoda non si smentisce

Mamoru Hosoda, di cui abbiamo già parlato in merito al meraviglioso Wolf children, mostra ancora una volta le sue grandi capacità tecniche.

Imperdibili i disegni. Sono da ammirare soprattutto le piante degli edifici a cui il padre di Kun lavora in qualità di architetto, la stazione dei treni in cui il bambino si perde e la vista finale a volo d’uccello sulla città che fa un po’ volare anche noi e ricorda molto i paesaggi che possiamo ammirare poco prima dell’atterraggio di un volo aereo. Meno poetico rispetto al film d’animazione prima citato, Mirai si dimostra comunque un prodotto meritevole di essere visto e conosciuto.

Riflessioni a margine

I dettagli sono ciò che rende questo film d’animazione qualcosa di sorprendente, che non vi stancherete di guardare e riguardare. Qui ve ne svelo uno solo: osservate il gesto di Kun quando inserisce una cannuccia nel brick del succo di frutta e ditemi se non vi trasmette la sensazione di fatica quando anche voi eravate, o ancora siete, alle prese con quelle terribili pellicole che non si rompono mai al primo tentativo. Stiamo parlando di qualcosa di marginale, un dettaglio appunto. Non sono, però, questi piccoli particolari a rendere grande un film e a svelare l’immenso lavoro che c’è dietro?

Il film stesso sembra avallare questa ipotesi e lo vediamo nel racconto della scommessa che molti anni prima la nonna e il nonno di Kun e Mirai avevano fatto. I due si sposeranno solo se nonno sarà in grado di battere nonna. Nonno non è in grado di correre veloce, non potrà mai vincere, ma nonna prende una “piccola” decisione e perde di proposito, cambiando così il corso degli eventi per sempre.

Conclusioni

La trama è semplice, i personaggi, ad eccezione di Kun, non molto approfonditi (anche se i genitori di Kun presentano un sorprendente sviluppo nel corso del film), ma Mirai è, e resta, un film d’animazione ben fatto e godibilissimo.

Ci manca un ultimo punto da toccare: i genitori di Kun appunto, finora rimasti nell’ombra. In effetti sembrano un po’ in secondo piano lungo tutto il film, ma sono proprio loro il fulcro della sceneggiatura. Mirai, a ben guardare, non è nient’altro che il racconto di una famiglia imperfetta e piena di difficoltà, dove gli stereotipi di genere vengono ribaltati (la mamma-strega lavora e non è in grado di trattare in modo amorevole i bambini, il papà cucina, riordina casa e pensa ai figli) ma resta comunque un’incapacità di fondo nel sintonizzarsi coi loro nuovi ruoli.

Le prime esperienze di Kun in bici e un papà incapace di insegnargli

Mamma e papà, però, provano ad essere migliori e cambiano nel momento in cui mettono su famiglia: lei meno disordinata e più amorevole, lui più coraggioso e meno impacciato.

Come nelle storie vere, i genitori crescono con, e grazie a, i propri figli.

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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!